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Recensione: England’s Rose di Estelle Hunt

Titolo: England’s Rose
Autore: Estelle Hunt 
Edizione: Self Publishing
Genere: Age Gap, Retelling de “La bella e la bestia”
Trope: First Love, Forced Proximity, Emotional Scars
Pagine: 423
Doppio Pov
Autoconclusivo


Trama

La paura a volte è uno specchio che distorce la realtà
Isabel Lloyd è una delle ereditiere più facoltose del Regno Unito. Cresciuta lontano dai genitori, troppo occupati con i doveri imposti dal loro ruolo sociale per concederle le attenzioni di cui ha un disperato bisogno, non ha mai conosciuto la tenerezza e trova conforto soltanto nei libri e negli amati cavalli. La sua vita cambia all’improvviso quando, rimasta orfana, sarà costretta a vivere, fino al compimento della maggiore età, presso colui che la famiglia ha designato come suo tutore: Adam Ashdown, Conte di Warleigh. Adam non è solo un uomo misterioso e scostante, ma si mormora che abbia ucciso la moglie. Dalla morte di lei, vive recluso in un’oscura magione, reso folle dal dolore.
Il giorno in cui Isabel varca i cancelli di Brighton Manor, i soli ad accoglierla sono i pochi domestici rimasti fedeli al conte. Con il trascorrere del tempo, aggirandosi per le stanze vuote e i silenziosi corridoi del maniero, la giovane inizierà a respirarne la cupa atmosfera e a intuire che vi sono celati dei segreti, sempre più conscia che una presenza la osserva, nascosta nell’ombra. Non ha mai provato tanta paura, eppure non si è mai sentita così viva. Viva al punto da infrangere l’unica regola che le è stata imposta, quella che le proibisce di varcare la soglia che conduce all’ala ovest. Ciò che vi troverà è un uomo abbrutito dal tormento e dal rimorso che la respinge e la attrae al tempo stesso.

Sarà Isabel a soccombere o la sua dolcezza riuscirà a riportare la luce nel tenebroso cuore del signore del castello?


RECENSIONE

Buongiorno care amiche lettrici, da poche ore ho finito di leggere “England’s Rose” e mi sento come se questo romanzo bellissimo, mi si fosse incollato addosso. Ora sono pelle e carta. Epidermide e sentimento. Cute ed emozione. Una lettura che si è tradotta in una vera e propria esperienza, grazie alla quale mi sono sentita risucchiare dalle pagine, in quella realtà piena di fascino e malia, talmente coinvolgente da riuscire a percepire tutti gli stati d’animo che si sono susseguiti e che hanno animato Adam e Isabel. Due protagonistiche fantastici, che si sono fronteggiati, ostacolati ed irretiti a vicenda fino a sfidarsi e a spingersi ad affrontare una vera e propria galoppata, per attraversare la tempesta, oltrepassando una cascata di emozioni differenti. Estelle Hunt sa fare questa magia. Sa rapire con le parole, con l’eleganza espressiva, con l’intensità che trabocca da quei momenti che seppur irreali, sanno trasformarsi in verità, mentre l’espressione creativa prende forma tra le righe, fino a gonfiarsi, vibrare e travolgere ogni argine, di pari passo con le emozioni che traboccano dai suoi personaggi che potenti, forti, inspessiti dalla vita, ma tremendamente fragili, sanno impossessarsi di ogni pagina, ricca di suoni, odori, immagini, percezioni, di rude sentimentalismo e di una sensualità deflagrante

«Adam…» Il proprio nome pronunciato da Isabel era miele che colava sul ventre e tra le cosce. «Va’ di là, ragazzina.»

Adam e Isabel sono come due schegge di vetro, testimonianza di un passato nel quale le loro vite e la loro realtà si è frantumata, per colpa di un unico tragico evento, oppure a causa di un concatenarsi di momenti che, nel segnare profondamente un’anima, hanno generato un comportamento scaturito dal bisogno di schermarsi e di proteggersi dal mondo, per poter sopravvivere ad esso. Ma qualunque sia la ragione, questo concentrato di realtà e destino, li ha trasformati in quello che Adam e Isabel diversi ma simili, appaiono all’inizio della storia, per poi trasformarsi in altro, a mano a mano che il romanzo procede ed arriva al culmine, per poi esplodere in un concentrato di bellezza.

“«Allontanati da lì. Subito.» La voce ferale, profonda, sembrare provenire dall’inferno. Isabel si girò verso l’entrata e il cuore le balzò in gola tanto da toglierle il respiro. Il sole si levò in quel momento e dell’ombra stagliata nella cornice della porta non riuscì a individuare altro che spalle tanto larghe da invadere tutto lo spazio.”

“England’s Rose” obbliga a prendere un respiro per poi smarrirlo. Invita ad inabissarsi nelle oscure profondità dell’essere, per poter nuotare negli anfratti nascosti delle personalità dei suoi personaggi, per poi emergere perdendo battiti. Adam e Isabel soffrono, si ribellano e si schermano di fronte a ciò che sentono, per poi infine, riemergere dalla melma, gioire e finalmente lasciarsi andare. Ogni parte di “England’s Rose” trabocca di pathos, impossessandosi di un mondo a parte, che appartiene ad un limbo sospeso tra modernità e passato, nel quale i bordi non sono netti ma confusi, frastagliati, sottili e soffusi, sapientemente miscelati per creare un’affascinante sintonia di mescolanze, tra un contemporaneo ed un romance storico. Le sfumature sono ardenti, rese sfrigolanti da quell’elettricità che si sprigiona tra Adam e Isabel e che prende forma e sempre più spazio, fino al momento del tracollo. Quello in cui la Bestia recalcitrante è pronta a capitolare di fronte a ciò che Isabel rappresenta, un toccasana per la sua anima arcigna, sofferta e greve, ma che al tempo stesso diventa un balsamo benefico per una ragazzina troppo triste e sola, disarmata al punto da risultare incapace di affrontare il mondo e i suoi pericoli.

“Aveva una pietra al posto del cuore e un’anima simile al terreno ghiaioso. L’angoscia si arrampicò su di lei veloce come un ragno velenoso."

Il romanzo ha come teatro Brighton Manor, l’antica e prestigiosa magione nella contea dell’East Sussex, un lussuoso e regale palazzo nella campagna inglese che rischia di cadere a pezzi, se non fosse per la sorella del Conte, Lady Louise e della servitù affezionata, che da anni si occupa di mantenerla decorosa, per quanto possibile e a seconda delle loro mansioni. Ma il loro amorevole impegno non è sufficiente, perché ogni oggetto appare ricoperto di una patina di polvere, così come dal sentore di abbandono e disperazione. Cosa è successo nella vita del Conte di Warleigh, il bellissimo Adam Ashdown? Fino a sei anni prima si trovava sulla breccia dell’onda e sorrideva dalle copertine patinate dei giornali, tanto da incarnare la figura dell’uomo d'affari di successo, talmente brillante e potente da avere tutti ai suoi piedi, ammirato, temuto, amato, desiderato ed invidiato? Quale maledizione si è abbattuta su di lui, per trasformarlo in quello che è ora, un uomo grande ed imponente, fiero e risoluto, ma dal carattere burbero, schivo e tormentato, tanto da apparire un selvaggio, dimesso e trascurato nell’aspetto, d somigliare ad una temibile Bestia? Si è rifugiato tra le antiche mura della fortezza di famiglia, tra gli oggetti che raccontano le vite dei suoi antenati. Si circonda dei suoi cavalli, quelli che appartengono alla prestigiosa scuderia Ashdown, i soli ai quali dedica affetto, pensieri e cure. I suoi rapporti con il mondo sono pressoché nulli, se non fosse per la sorella Louise, la servitù e l’amico Arthur Shaw, l’avvocato che ogni tanto gli fa visita perché ora, oltre ad occuparsi delle Ashdown Industry, si preoccupa anche delle questioni prettamente legali, come il particolare accordo preso con uno dei suoi migliori amici, Jacob Lloyd da poco passato a miglior vita.

“«Ero passato solo a ricordarti che la prossima settimana arriverà la piccola Lloyd.» «Non la voglio qui» replicò ferale”

Ed è proprio questo legame d’amicizia con il padre di Isabel, che lo condanna a diventare il suo tutore, fino al compimento dei suoi diciott’anni. Mancano pochi mesi, ma per Adam è una vera seccatura e non nasconde il suo disappunto con esternazioni rabbiose, borbottii ed uscite di scena plateali, con annessi sbattimenti di porte, per poi rifugiare nella sua isola di pace, ovvero nelle stalle e dai suoi animali, occupandosi dei loro box e di spalare il letame, ben contento di sbollire la rabbia e stancarsi con i lavori fisici. L’aspetto è quello di uno zotico, un vagabondo maleodorante, con i capelli lunghi e crespi e una barba incolta e disordinata. Niente di lui ricorda ciò che è stato e la sua identità, viene prontamente celata dietro ad un nome: Smith. Ma da chi si deve proteggere? Forse da un nemico pericoloso, oppure da chi vuole fargli del male? No. Nulla di tutto questo! Soltanto da una ragazzina di quasi diciotto anni che ha tutto ciò che non dovrebbe avere! I suoi capelli, il suo fisico, gli occhi smarriti e la sua fragilità, hanno il potere di oltrepassare la sua spessa e tormentata corazza, tanto da sgretolare gli alti muri che lo circondano, quelli fatti di sensi di colpa, rabbia, indifferenza, insofferenza, tormento e raziocinio.

"Isabel, mormorò tra sé. Indugiò sulla s, premendo con la lingua sui denti fino a produrre un verso da serpente. “

Adam non vuole Isabel a Brighton Manor, e farà di tutto per evitarla! Peccato il destino abbia altri piani e non senta ragioni! Un minaccioso segreto aleggia sulle loro vite, tanto da impossessarsi e fagocitando tutto il loro mondo, mentre oscure presenze tramano nell’ombra, mentre rischiano di avere la meglio. Ma sono soprattutto Adam e Isabel ad essere i peggiori nemici di loro stessi, racchiusi nei loro tormenti interiori, nelle loro paure e nelle loro gabbie mentali. Ciò che appare in superficie, non è che la punta dell’iceberg, perché la trama, pagina dopo pagina si infittisce, al punto tale che questa storia assume sfumature e risvolti profondi, che scendono fino a toccare e svelare sfaccettature psicologiche che inibiscono la capacità di vivere in entrambi, anche se in maniera diversa. Prigionieri nelle loro celle, hanno perso il contatto con la realtà e contemporaneamente, con le infinite possibilità che la vita può riservare ad ognuno, nonostante le esperienze passate e le errate convinzioni. Un messaggio forte e potente che non è possibile ignorare, proprio perché ognuno di noi, chi più chi meno, ha delle barriere da frantumare, delle pareti da oltrepassare e dei confini dai quali evadere. Siamo tutti un po’ come Adam e Isabel, obbligati a fare i conti, prima o dopo, con quelle esperienze che segnano, anche se nel loro caso sono state feroci e li hanno segnati in maniera decisa. Ma chi non ha ferite da lenire o da rimarginare?   

“L’incidente di sei anni prima aveva frantumato i sogni, infranto le speranze, spazzato via il futuro così come se l’era sempre immaginato e i cavalli restavano l’unico punto fermo del suo passato.” 

L'inizio del romanzo è greve e pesante. Le pagine riflettono la sofferenza che prova Isabel, nella sua condizione di emarginata e disadattata. I rapporti con gli altri sono inesistenti e quei pochi, sono caratterizzati dalla freddezza, dal timore e dal distacco. Isabel tende a proteggersi, piuttosto che provare a concedersi e ad aprirsi, ma è impossibile non comprenderne i motivi. I dialoghi e le atmosfere si adattano a questa frequenza, pertanto la formalità perdura ed investe ogni rapporto, che rappresenta per Isabel, un educato e cortese tentativo di trovare un equilibrio, nella solitudine e nella tristezza che le appartiene. Sono sensazioni che si impossessano e si specchiano in tutto, dai dialoghi alle parole sapientemente utilizzate dall'autrice, che ci porta a respirare ogni aspetto. La freddezza, il distacco, la solitudine, il bisogno di amore, producono in Isabel rabbia potente e mal trattenuta, che sfoga nel rancore, verso gli altri, ma anche verso se stessa. Ma tutto lentamente cambia quando si trasferisce a Brighton Manor. Nelle antiche stanze trova l’affetto, soprattutto grazie ai domestici che si dimostrano affabili e calorosi, pur mantenendo una postura formale ed educata, che il loro ruolo impone.

«Era proprio necessario svegliarmi in questo modo?» Timothy, il valletto personale, nonché segretario e factotum, non si scompose, ormai abituato all’indole burbera del Conte di Warleigh. «Dovendo scegliere tra la luce del sole e una secchiata di acqua gelata, ho presunto che avrebbe preferito un po’ di calore naturale.»

Impossibile evitare di associare Timothy il valletto, James il maggiordomo e la Signora Davies, la affabile governante sempre pronta ad offrire tazze di the fumante e a maneggiare teiere, con i servitori presenti nella fiaba de “La bella e la Bestia”. La parte leggera del romanzo è proprio affidata a loro, soprattutto ai battibecchi tra l’impertinente Timothy e lo scostante Adam. È l'unico che può avere con il Conte un dialogo alla pari e a suo modo, amichevole, anche se la posizione sociale è molto diversa. In maniera sottile ed esprimendosi in sottintesi e un linguaggio aulico, Timothy riesce a schiaffargli in faccia la verità, rimproverandolo per la sua trascuratezza e mancanza di igiene personale e questi dialoghi, (rido mentre lo scrivo) fanno scattare la risata! Ma la sfumatura seriosa, nonostante i siparietti divertenti perdura, a causa della sofferenza insita in ogni personaggio, soprattutto quelli che si affacciano, in questa parte iniziale, attraverso i numerosi flashback che riportano a vicende del passato. Linda, Jacob e Claire, questi ultimi con il loro carico di colpe nell’educare Isabel che ora appare come un concentrato di sofferenza. E’ una larva, bellissima ma trasparente come un frammento di vetro fragilissimo. È un fantasma che cammina, talmente appare inconsistente. Troppo umiliata, schiacciata e privata della propria luce, dei sogni, dei desideri e della capacità di scegliere per capire ciò che vuole, tanto da sentirsi costantemente inadatta, inadeguata ed inopportuna.

“Era stata condannata a soccombere ai moti violenti della propria indole, a ferire se stessa e chi le stava accanto, a generare paura, a creare distanze incolmabili, a ingoiare delusione.”

Nel romanzo sono numerose le analogie e i significati che riportano alla fiaba de “La bella e la Bestia”, sicuramente spinge a riflettere su chi siamo, come appariamo e come invece potremmo diventare. Induce anche ad osservare dietro all’apparenza, soprattutto per guardare oltre la ferocia per accorgersi che può nascondere un grande bisogno d’amore e di tenerezza, e questo è riferito sia ad Adam sia ad Isabel. Nulla è come appare e le cose possono essere diverse da ciò che sembrano, esattamente come le persone, che spesso, nel bene e nel male, non sono quelle che si mostrano. Il problema dell’apparenza è affrontato in diversi passaggi e anche grazie a numerosi personaggi che appaiono “per bene” per poi rivelarsi all’opposto. Ma chi più di tutti è la Bestia ad incarnare l’emblema. Non si nasce buoni o cattivi, ma lo si può diventare come conseguenza delle nostre scelte, delle nostre azioni, ma anche del nostro vissuto.

«Grazie per avermi mostrato la bellezza e la speranza, e per avermi fatto credere ancora in me stesso.» «Eri solo imprigionato nel passato.» «Allora grazie per avermi liberato.» Gli sorrise. «Ci siamo liberati a vicenda.» «Può darsi» rispose baciandole la punta del naso. «Cosa ne facciamo di tutta questa libertà?»

Il rapporto tra Isabel e Adam/Bestia è estremamente conflittuale, tanto che l’amore tra i due sembra impossibile. Eppure grazie alla natura benevola della ragazza, che è in grado di amare nonostante tutto, anche quando viene rifiutata. Sa guardare oltre, soprattutto ciò che gli altri non notano. Riesce a percepire la natura gentile del Principe che si cela dentro la Bestia, fino a catturare il suo cuore. Adam sa essere generoso, tanto da condividere con Isabel l’amore per i libri e la storia, fino ad attutire le sue pene, mentre Isabel si rivela coraggiosa, soprattutto alla fine, quando sa farsi valere per affrontare le persone che le sono ostili. Compassionevole riesce ad infondere l’amore nel cuore arido di Adam, fino a curare le sue ferite, per poi spingerlo a diventare una persona migliore, riportandolo lentamente in vita. Insomma, una gran bella storia che fa luccicare gli occhi, tanto da trasformarsi in una vera favola d’amore!

«Sono ebbro d’amore, Isabel.» Si abbassò per sfiorarla con un bacio. «Le tue labbra sono i cancelli del paradiso, la tua anima è la casa del mio cuore.»

Ma al di là di tutti i significati, è un romanzo che racconta un amore potente, forte e che fa ammattire i protagonisti! Una turbolenta storia d’amore, piena di alti e bassi, nella quale la passione è dolorosa, tanto da stritolare entrambi, fino a gettarli in una spirale senza fondo, dalla quale preda dei sensi, fanno fatica a liberarsi. Per buona parte del romanzo la forza di volontà di Adam si dimostra implacabile! Testardo, risoluto e fermo sulle proprie posizioni, non ha intenzione di cedere, anche se aver toccato la vita, lo fa star male. Ma sarà Isabel a ribaltare le carte in tavola!

“«Non so cosa ti provochi… piacere, ma so con certezza che le mie risposte potrebbero peggiorare la situazione.» Lei si fermò con la mano sullo stipite, dandogli le spalle. Adam ammirò la schiena snella, le gambe affusolate, i piedi scalzi e sottili. Le dita eleganti erano prive di smalto, tutto in lei appariva innocente, puro, da imbrattare. E lui conosceva infiniti modi per sporcarla.”

Vi lascio consigliandovi assolutamente la lettura di “England’s Rose” un romanzo coinvolgente e dal sapore dolce e amaro, per la potenza dei risvolti e per l'uragano delle emozioni che emergono da questi due personaggi, prede e vittime delle loro rispettive sofferenze. Si incontrano e si riconoscono, come due sfregiati dalla vita, ma il dolore non è altro che il punto dal quale partire, per arrivare a molto altro! Buona lettura e alla prossima!

Cristina Pisano

Ringraziamo l’autrice per la copia ARC

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