Titolo: Come acrobati sul mare
Autrice: Federica S. Rossi
Casa editrice: More stories
Data di uscita: 18/07/23
Pagine: 360
Trope: MM - love triangle - lgbtqia+ romance
Trama
“Io, Ludovico e Sofian eravamo uno strano intreccio di vite, legati indissolubilmente da un nodo tanto stretto che creava un cappio intorno alle nostre esistenze. Più ci avvicinavamo, più il cappio si stringeva, ma più provavamo ad allontanarci e più le funi si tendevano fino a rischiare di rompersi, era pericoloso ed era inevitabile e mi faceva paura, perché le conseguenze delle nostre azioni rischiavano di restare impigliate in quel groviglio di funi e di nodi e di fraintesi e sottintesi e parole non dette e uscite di scena e telefonate non risposte e messaggi non inviati.”
Destino.
Se il destino esiste, è immenso come il mare. Tortuoso e sconnesso come il groviglio dei vicoli di Napoli che Damiano percorre trafelato in piena notte per andare in soccorso di un suo compagno di classe,
anche se lo conosce appena.
Il destino gli sussurra all’orecchio che quella è la sua strada, che Sofian, il ragazzo di origini egiziane, il reietto, lo straniero, sarà la sua stella fissa, il suo porto sicuro e il balsamo sulle sue ferite. Allo stesso modo, il destino porta Ludovico lontano dalla sua Bologna per inseguire un amore che gli scivola via dalle dita, e proprio in quella stessa Napoli che sente ostile e sconosciuta.Ma il destino è un arazzo complicato, pieno di contraddizioni e ostacoli, come il confine tra l’amicizia e l’amore. E vivere non è altro che restare in equilibrio, sospesi tra desiderio e realtà, tra promesse da mantenere e sogni da realizzare.
È restare in equilibrio sulla vita come acrobati sul mare.
Dopo il successo di Qualcosa di simile alla neve, torna Federica S. Rossi con un nuovo grande romanzo e tre personaggi pronti a rubarvi il cuore.
RECENSIONE
Quando ho visto che Federica stava tornando con un nuovo libro, dopo “Qualcosa di simile alla neve” (entrambi editi da More edizioni), non mi sono preoccupata di leggere la descrizione perché dovevo leggerlo.
La prosa di Federica è avvolgente e stravolgente. Il suo uso del passato ti rende spettatore della narrazione, ma l’uso eccezionale che fa delle parole ti catapulta al centro di ogni emozione vissuta dai personaggi.
Damiano, Sofian, Ludovico e Napoli: loro sono i protagonisti di questo romanzo. È tra i vicoli e le piazze di Napoli che tutto ha inizio e tutto si conclude, è qui che Damiano capisce di amare Sofian, la sua Mosca, che a sua volta lo ricambia, ma in modo diverso, incompleto, parziale.
“Mosca è il modo in cui Montale chiamava sua moglie, che era per lui una guida, l’unica capace di rilevargli la profondità della realtà e Sofian è questo per me. Io volevo essere il suo Eugenio Montale, pronto a sorreggerlo.”
Ludovico non vuole cedere all’amore, vuole rimanere distante da ogni forma di rapporto che lo obblighi ad aprirsi e a guardarsi dentro; per lui è troppo difficile pensare di affrontare il caos che ha vissuto e che gli è rimasto appiccicato in profondità, preferisce vivere a metà senza accettarsi, capirsi e credere che qualcuno possa amarlo così ammaccato. La sua strada si incrocia con Damiano, ribadendo la differenza abissale che esiste tra l’amore che unisce Damiano e Sofian e la passione che nasce tra Damiano e Ludovico.
Il rapporto tra Damiano e Sofian è quel filo che non si rompe mai, quella fune che tiene in equilibrio due persone che hanno la consapevolezza di essere le metà della stessa mela, ma non possono provare a incastrarsi. Sono l’asola e la rotella di uno yo-yo mosso dal destino: si avvicinano e poi si respingono, si attraggono e nuovamente si allontanano. È in questo loro valzer che si affaccia Ludovico che rispecchiandosi in loro inizia il suo personale percorso di rinascita. Diventa l’amante passionale e il secondo punto che delimita la lunga asta maneggiata dal funambolo. Da un lato Sofian, dall’altro Ludovico e Damiano nel ruolo dell’equilibrista: amore e profondità o passione e leggerezza? L’equilibrio è solo nelle mani di Damiano, sempre troppo buono e capace di annientarsi per non deludere le persone care.
“L’amore non è mai il fine ultimo, Damiano, il fine ultimo siamo sempre noi stessi: la nostra felicità, la conquista. Ma l’amore, beh, quello è il mezzo. Un sospiro di sollievo nella fatica che è la vita.”
Federica ha descritto una splendida storia d’amore, difficile, combattuta, partita in modo impulsivo, cresciuta con tutta la maturità necessaria per diventare un per sempre. La similitudine con il “Piccolo principe” mi ha commosso e fatto sperare, perché pagina dopo pagina io ho sperato che finisse esattamente così come ho letto. L’epilogo è il quid di cui non si sentiva la necessità finché non lo si legge e ci si accorge che era indispensabile.
Avrei voluto essere presente a consolare ogni ragazzo, abbracciarli forte e incoraggiarli a non mollare mai, vorrei fare lo stesso con la dolcissima Federica. È una giovane autrice che mi ha convinto al suo primo libro e mi ha riconfermato la sua bravura con questa seconda opera.
Buona lettura!
Annalisa
Ringraziamo la CE per la copia ARC