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Recensione: Emma’s Theory di Daniela Volontè

Titolo: Emma’s Theory
Autore: Daniela Volontè
Editore: Self Publishing 
 
Romanzo autoconclusivo liberamente ispirato a “Emma” di Jane Austen.

 
Trama

Il mio nome è Emma Wood. Ho ventidue anni, senza presunzione posso definirmi una bella ragazza. Vivo nell’Upper West Side a New York City. Mi piace seguire le mode, ma se state pensando che io sia la classica bionda svampita, mi dispiace, devo correggervi. Sono laureata in Matematica e oltre ai numeri, la mia passione è formare coppie.
E proprio per aiutare le persone a costruire un rapporto duraturo, insieme alla mia amica Harriet, ho elaborato un’applicazione geniale che calcola la perfetta affinità di coppia.
Ho solo un problema: il mio vicino di casa ha la tendenza a smontare ogni idea che mi passa per la mente.
Sono George Knight e se qualcuno dovesse chiedermi di descrivermi risponderei: avvocato di successo. Ho uno studio che porta il mio cognome, ma nessuno mi ha mai regalato nulla. Lavoro tanto e sodo. Gli unici svaghi che mi concedo sono le donne e le sigarette.
Considero i Wood un’estensione della mia famiglia naturale e come tale, tendo a essere accondiscendente verso l’ipocondria di Henry e paziente nei confronti della figlia Emma.
Adesso lei se n’è uscita con questa folle teoria del misurare l’amore tra due persone.
Mi domando: i sentimenti possono essere misurati?
Ho il presentimento che si stia mettendo nei guai e che trascinerà a picco anche a me!

 
RECENSIONE

Aspettavo il retelling di Emma, appartenente al progetto della Austen Society, e non sono stata delusa, anzi!
Sono stata piacevolmente colpita dai riferimenti giusti e dalle trasposizioni centrate.
I caratteri di tutti i personaggi sono ben inquadrati e caratterizzati e trasportati nell’epoca contemporanea con effetto brillante. La semplificazione dei nomi propri amplifica il risultato.

Emma è a tutti gli effetti un’eroina moderna. Ma questa volta deve dividere il ruolo di protagonista con George Knight che rivendica la propria parte e vuole far conoscere il suo punto di vista.
In un gioco estremamente alla pari, Emma e George infatti si passano la parola alternandosi nella narrazione in un continuum unico.

Il loro rapporto viene quindi analizzato meglio, dall’antica amicizia di famiglia, alla differenza d’età esistente tra loro, l’atteggiamento paternalistico e protettivo di lui e l’impulsività indipendente di lei. 

“Oh Emma, sei così giovane, ne devi ancora superare di delusioni e sconfitte. Non te le sto augurando, ma, ahimè, fanno parte della vita”.

Proprio per tutti questi motivi, il loro non è un rapporto semplice e anche se l’attrazione prorompe sui sentimenti, la ragione è frenata in un pieno coinvolgimento.

Perciò Emma e George si cercano e si sfuggono in un travagliato prendi e lascia che include gelosie, ripicche, malintesi vari.

“È tutto sbagliato, ma è bellissimo e non posso farci niente.
Ogni cosa mi sembra perfetta adesso, anche se non è così, eppure decido di zittire la mia coscienza e di aggrapparmi a questo momento.
Il dopo è un vuoto che non voglio affrontare adesso.”

“Vorrei trattenerlo il più a lungo possibile, perché so che è un addio. Ne ho la certezza, quando mi sussurra all’orecchio: «Perdonami, se ti ho fatto del male».
Ecco la sua decisione.
Una parte di me muore con quelle parole.”

Quella che Jane Austen ha creato come la comunità di Highbury non resta solo a guardare ma svolge una parte attiva in questa ricerca d’amore dove le altre coppie vere o presunte restano in secondo piano. I fari sono tutti puntati su quella che tutti si aspettano da sempre e che soltanto i due protagonisti non vogliono vedere, si ostinano a non accettare.

È tutto così confuso. Nell’ultimo mese non so più chi sono e cosa voglio. Perché le verità sono due: mi sono innamorata di lui e non so se voglio tornare come eravamo prima. Anche se questo vuol dire perderlo per sempre.

Non poteva esserci contrappasso più azzeccato per chi si intromette a combinare il lieto fine delle relazioni altrui, addirittura con un'applicazione e un programma informatico, che quello di soccombere al proprio in modo del tutto arrendevole e inaspettato.

Il finale lo conosciamo già ma non manca di emozionare. Jane Austen è insuperabile e Daniela Volontè non delude.

Jane Austen in uno dei suoi libri scrisse: “è meglio scegliere che essere scelti, suscitare gratitudine invece di provarla”…

C’è un punto su cui non concordo con Jane Austen ed è la gratitudine. Provo gratitudine verso la famiglia che non solo ha accettato la mia relazione con un uomo più grande, ma che già sapeva prima di noi come sarebbe andata. Provo gratitudine verso gli amici che mi stanno sempre accanto, nonostante i miei sbagli. Provo gratitudine per le persone buone come Hetty, che non smettono di essere gentili anche quando vengono ferite. E provo gratitudine verso la vita che mi ha fatta crescere, migliorare come persona e soprattutto mi ha donato più di quanto avrei mai potuto desiderare.

Romina

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