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Recensioni: Northanger’s Secret di Angela Contini

Titolo: Northanger’s Secret
Autore: Angela Contini
Collana: Austen Society
Pagine: 429
Trope: Retelling Romance, Holyday romance, Opposite Attraction, Small town/big city, Slow burn
Data d’uscita: 11 aprile 2023


Trama

“Arriverò a fare i conti con la mia coscienza, arriverò a detestare momenti come questo, odierò me stessa per essere chi lui vuole e, allo stesso tempo, chi lui non vuole. Un loop ambiguo dal quale non potrò più fuggire, ma adesso, mentre fisso il mio sguardo nascosto nel suo, privo di artifici, bugie, sul quale vedo l’unica verità che voglio vedere, non posso fare altro che prendermi quello che viene, senza se e senza ma”.
“Non so se si tratta di banalissimo desiderio, o di qualcosa di più profondo, so solo che stare con lei alimenta una parte di me che ha sempre più fame. Quella parte che mi rende sciocco, sentimentale, preda di istinti che ho sempre saputo controllare fino a questo momento”.
Sono Catherine Morland, sono un’avida lettrice, spero di trovare un uomo come quelli nei libri, e vengo da un villaggio della campagna inglese in cui è strano che ci sia l’elettricità. Ok, sto esagerando, ma quando trascorri la vita in un luogo in cui l’attività più trasgressiva è quella di provare nuove ricette con le patate, è naturale accettare l’invito dei tuoi padrini a Londra. Gli Allen contano che mi diverta, e lo faccio. Così tanto che sfioro la trasgressione, soprattutto quando incontro Henry Tilney. Bello e impossibile. E cosa faccio? Gli racconto la balla più epica della storia, ponendo le basi per far andare tutto in malora.
Sono Henry Tilney, accademico, erede di una prestigiosa casata e quanto mai annoiato, almeno fino a che non mi incontro/scontro con Catherine Morland, lingua lunga, sguardo vispo, e con la volontà di dire tutto quello che le passa per la testa. Sarebbe stancante, se non lo trovassi eccitante, ma non fa per me. Catherine è troppo innocente per essere preda dei vergognosi progetti che mi riguardano. Solo che, più passo il tempo con lei, più è difficile mantenere le distanze. Ho paura che, quegli occhi da cerbiatta, verseranno lacrime per colpa mia.


RECENSIONI 

È necessario fare subito coming out: non ho mai letto “Northanger Abbey” di Jane Austen. Questo mi ha permesso di leggere una storia nuova senza perdermi nulla andando alla ricerca di affinità con la versione originale o dimenticanze dell’autrice.

Angela Contini è una bravissima scrittrice che ho conosciuto leggendo la sua serie She’s ambientata principalmente in Corea del Sud e anche in questo libro ho ritrovato la sua penna frizzante che sfocia in attimi di ilarità, ma che sa raccontare in modo profondo le tematiche serie.

Catherine Morland è una venticinquenne, quarta di dieci figli, destinata ad essere l’aiuto della mamma e l’orgoglio della famiglia che vede in una ragazza una futura donna di casa. La sua valvola di sfogo è la lettura di romanzi d’amore, in cui può sognare di vivere gli amori travolgenti immaginati, e scrivere sul suo diario blog. Tutto questo le serve per evadere dalla routine quotidiana fatta di famiglia e articoli sull’agricoltura per un giornale locale. Quando si presenta l’occasione di una vacanza a Londra con tutti gli onori di vivere come unica figlioccia di una delle famiglie più abbienti e influenti del Regno Unito, non si lascia scappare l’occasione, pensando di andare solo a svagarsi e a inseguire i suoi eroi. Lo spirito di indipendenza e il coraggio di Cathy fanno da spinta a ogni sua decisione e comportamento mitigando la sua mentalità pura e integerrima. Appena giunta in città si ritrova nel vortice di una vita che non conosce che le propone di continuo il dilemma tra il seguire i compromessi o rimanere fedele alla sua purezza e semplicità. Cathy ha una visione romanzata della vita, data dalle sue letture che le mostrano eroi e soprattutto ragazze con principi saldi e alta morale. È così che si mostrano tutti i suoi contrasti con il mondo moderno e frenetico della City che si muove spinto solo dagli interessi personali. Cathy si ritrova a dover decidere se rimanere se stessa o se provare a sopravvivere sopprimendo la sua vera natura.

“vorrei essere un girasole, alto, bellissimo, colorato, invece sono solo una patata, sformata, povera e nascosta sotto terra.”

In questo turbinio di emozioni, che genera situazioni esilaranti e imprevedibili, Catherine si incontra e scontra con l’affascinante Henry Tilney rappresentante di una importante e influente famiglia.

“Il silenzio cala come una mannaia. È questo che intendevo quando dicevo che l’uomo ideale non è necessariamente perfetto. Adesso, Henry Tilney, è tutto fuorché perfetto. In questo momento è solo un perfetto idiota.”

Lui incarna ciò che Cathy vuole evitare, potrebbe essere falso, potrebbe essere solo interessato a un matrimonio d’interesse, potrebbe tradirla, potrebbe non provare i sentimenti che dice di sentire nascere dentro di sé, potrebbe… e se invece non fosse così?

Se tra i tanti cliché che in ogni momento la vita ci propone, ricordandoci scene lette in famosi romanzi, ci fosse anche quello che vede una ragazza normale che si innamora ricambiata da un uomo bellissimo, ricco e intelligente?

“credo che, in fin dei conti, vivere di cliché è esattamente quello che tutti noi cerchiamo.”

Immersi in un’atmosfera contemporanea, ma con un sapore retrò, Henry e Catherine impareranno a conoscere sé stessi per poi essere sinceri con l’altra persona.

Di contorno ci sono le famiglie così diverse nei modi e nella spontaneità e amici in alcuni casi esempi perfetti di dubbia integrità morale.

L’inizio di questa nuova collana ha sicuramente confermato le mie attese e ha rinvigorito la curiosità che già avevo per tutte le uscite previste. L’approccio avuto dall’autrice è estremamente rispettoso nei confronti della madre del romanticismo e questo suo libro per me risulta un omaggio bello e sentito a ciò che la Austen ci ha donato.

Tanti complimenti ad Angela e a tutto il gruppo di autrici per la grazia che traspare dal vostro progetto.

Buona lettura!
Annalisa


Sin dalle prime pagine l’atmosfera di Northanger Abbey è pienamente rispettata e ricreata da questo retelling che mantiene il proprio alone di mistero anche nel titolo scelto: Northanger’s secret.

La rivisitazione in chiave contemporanea del romanzo di Jane Austen è particolarmente riuscita grazie a delle trovate ben congegnate e particolarmente brillanti. Non solo rispettano il senso originale ma tengono conto anche della diversità della mentalità e contesto moderni. Aver collocato la storia nella cornice londinese non basta, in essa si innesta la scelta di far svolgere gli eventi nel periodo di Halloween per ricreare un contesto pseudo-gotico.

Catherine Morland è molto ben calata nella parte, una giovane ragazza, un po’ ingenua e impulsiva, con il naso sempre in mezzo ai libri che, messa alla prova, dimostra di avere un bel caratterino: famiglia numerosa, idee confuse, futuro incerto, si guarda intorno mentre è ospite degli Allen.

Che ci faccio qui? Sono fuori luogo come lo sarebbe una patata in un campo di girasoli. Ecco, vorrei essere in girasole, alto, bellissimo, colorato, invece sono solo una patata, sformata, povera e nascosta sotto terra. Sorrido dei miei pensieri, ma continuo imperterrita nel pessimo paragone. Sono una patata che si crede un girasole perché sbuca dal buio per guardare verso il sole.

Così, tornando ai personaggi, li ritroviamo tutti rappresentati e trasportati nel XXI secolo in modo coerente: i Thorpe sono rimasti altrettanto viscidi e opportunisti, il generale temibile, Eleanor simpatica e Frederick Tilney un immorale.

Henry Tilney è una vera scoperta: eravamo abituati al personaggio ermetico e riservato che Jane Austen ci aveva lasciato solo immaginare, mentre qui si rivela un uomo affascinante ed esigente prendendosi la scena.

Il controcanto di capitoli che lasciano alternarsi le voci dei due protagonisti rispecchia la battaglia di battute che si scambiano i due quando si incontrano; sia sotto a una maschera, sia a viso aperto quando si affrontano, sono scintille, in un fuoco di fila di botta e risposta molto frizzante e moderno. Nel complesso le situazioni sono state adattate molto bene e sono comprensibili alcune deviazioni dal seminato principale dovute all’adattamento al corso del tempo (mi riferisco per esempio all’eccesso di immaginazione di Catherine).

Se da un lato l’autrice dimostra di avere una sicura padronanza del classico che sta riscrivendo, nell’operazione di retelling, condotta in modo fresco e originale, appone la sua firma speciale e la sua cifra distintiva che ho molto apprezzato, insieme al pudico glissare sulle scene più intime.

Sarebbe tutto più semplice se potessimo decidere noi stessi come far andare la nostra vita, come se stessimo scrivendo un romanzo per cui siamo noi a determinare il destino dei personaggi, come se il libero arbitrio non esistesse, come se fossimo burattinai e allo stesso tempo burattini.

Certo, forse perderemmo l’entusiasmo per le cose belle che non ci aspettiamo, eviteremmo il dolore, i dispiaceri perché chi mai li cercherebbe? Ma può darsi che senza quelli, anzi, per certo senza quelli non capiremmo il valore delle cose belle che ci capitano, perché, ehi, che ci crediate o no, le cose belle accadono eccome…

In definitiva l’intero progetto Austen Society, attestano ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, la straordinaria attualità di Jane Austen che a distanza di più di duecento anni sfoggia una forma smagliante e che fa ancora sognare sempre nuove generazioni di lettrici.

Romina 

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