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Recensione: Dangerous Shot - Line Piper J. Ward (Collana BrightDarkLove)

Titolo: Dangerous Shot - Line
Autore: Piper J. Ward
Editore: Collana Dark-BrightLove (PubMe)
Genere: Sport Romance - Age Gap
Autoconclusivo


Trama

«Non sono un ca**o di principe azzurro su un dannato cavallo bianco. Non sono l'eroe in questa storia, Wendy. Quindi, se non vuoi restare, scappa adesso, perché io non ho più la forza di starti lontano.»
Cos'hanno in comune un quasi ex campione di basket e una ragazzina di diciannove anni del Vermont?
Apparentemente niente, se non fosse che Dylan Malone ha dovuto mettere in stand by la sua carriera professionistica per un 'incidente' che gli è quasi costato tutto e ora si ritrova a doversi nascondere in un paesino dimenticato perfino da Dio per allontanare i curiosi e i ficcanaso.
Harper O'Neal non ha idea di cosa ci faccia uno come lui in casa sua, ma soprattutto perché, d'un tratto dovrebbe cedergli il suo seminterrato, col rischio di ritrovarselo costantemente tra i piedi. Il punto è che suo padre Josh ha già deciso e a lei non resta che accettare in religioso silenzio.
Ma se c'è una cosa a cui proprio Harper non sa rinunciare, sono i guai. Da quando ha perso sua madre, infatti, l'unico modo per sentirsi viva è spingersi continuamente al limite, finendo con un mucchio di problemi sempre da risolvere. Dylan, d'altro canto, potrebbe farsi gli affari suoi eppure, ogni volta che Harper avrà bisogno d'aiuto, lui sarà sempre lì ad un passo da lei.
Avvicinarsi per loro sembrerà inevitabile, ma restare insieme è la cosa più sbagliata e pericolosa che potrebbero mai fare. Dylan deciderà di superare quella sottile linea, mettendo in gioco il cuore o seguirà la ragione?
Siamo fatti di limiti, sogni, speranze e, per ognuna di queste cose non smettiamo mai di lottare, finché abbiamo fiato. Ed è proprio questo che la penna emergente di Piper J. Ward vuole ricordarci, facendo il suo esordio in casa Dark-Brightlove (Pubme). Perciò, prendete pure posto dietro gli spalti, signore e signori, perché qui abbiamo una partita da giocare e… da vincere.


RECENSIONE

Sono stata attratta dalla coloratissima cover e dalla trama accattivante e mi sono proposta di leggere questo romanzo, decisamente molto promettente. I protagonisti Harper e Dylan sono ben assortiti e risultano molto interessanti, perché celano al di sotto della superficie ed oltre all'apparenza, problematiche che segnano i loro comportamenti. Anche i personaggi secondari sono molto particolari, soprattutto Brooke, chiamata da Dylan con il nomignolo di "piccolo bruco". Anche se non sembra, è la testimonianza dell'insospettabile sensibilità e dell'animo profondo che si nasconde sotto la scorza dura, dell'affascinante stella dei Chicago Bulls, ora caduto "in disgrazia". Ma chi l'avrebbe mai sospettato? Certamente non Harper, la ragazzina che diventa dal loro primo incontro, il suo peggiore incubo. Ma sarà veramente così o come spesso accade, dietro all'antipatia reciproca c'è altro? Seguitemi che vi racconto tutto… Bè, tutto proprio no, perché vi invito a scoprire i dettagli della storia e le tante sfaccettature dei due protagonisti e delle loro vite, leggendo questo racconto, breve ma intenso, ricco di sfumature e di momenti bollenti. Ci sono dei pro e dei contro, ma tutto sommato, considerando che si tratta di un esordio per Piper J. Ward, considero questo racconto un buon inizio, sicuramente utile per rompere il ghiaccio e gettare le basi per continuare a scrivere e pubblicare altri romanzi in futuro.

Ma chi sono i protagonisti di questa storia? Conosciamoli attraverso alcuni estratti. Lei, Harper O'Neal è una ragazzina di diciannove anni, dal carattere forte e dalla lingua velenosa, che già dal prologo, rivolgendosi direttamente a noi, ci racconta in modo allegro, ma altrettanto greve ed intenso, lo stato in cui si trova, sconquassata nel fisico, nell'animo e nella mente, a causa di un evento che l'ha profondamente segnata e gettata nel baratro.

"I guai sono diventati fedeli compagni pronti ad anestetizzarmi i sensi, la mente, il cuore. Non trovavo pace, non ne volevo, sentivo di non meritarmela."

In realtà le situazioni che hanno creato in lei un forte turbamento sono due. Il primo, quello più grave è un lutto importante dal quale non si è ancora ripresa. E' quel dolore profondo che non è ancora riuscita ad elaborare e, a causa del quale, decide di sfidare la vita, così come i propri limiti, trasformandosi in una ribelle, anticonformista ed ingestibile, corredata da un pessimo carattere e da una parlantina che non perdona. Ha un rapporto molto difficile con il padre, che non riesce a cogliere il grido d'aiuto che si nasconde dietro la sua ribellione. La vita l'ha messa a terra e lei desidera sfidarla, facendo cose inappropriate, al di sopra delle righe e dei propri limiti. Per Harper niente più è tranquillità, normalità e ragionevolezza, ma rischio, rivolta, sovversione, disubbidienza e trasgressione. La seconda calamità che ha ribaltato l'esistenza di Harper, è meno grave, ma altrettanto potente. Si tratta di uomo che entra improvvisamente nella sua quotidianità, sconvolgendo tutti i suoi equilibri già pesantemente compromessi. Ma di chi si tratta?

" Spalle larghe, quasi due metri di altezza, un sorriso da infarto e una faccia da schiaffi da premio Oscar. Il suo nome è Dylan Malone, un quasi ex campione di basket in ritiro temporaneo dal mondo dello sport e dal mondo in generale, per quello che ne so."

Dylan ha quasi dieci anni in più ed è il campione di basket dei Chicago Bulls, sospeso per il resto della stagione ed allontanato dalla città, per colpa di un'azione che ha messo a seriamente a rischio la sua carriera, i rapporti con i dirigenti della squadra e i contratti milionari con gli sponsor. Ora, per riuscire a sfuggire alla frenesia dei paparazzi in cerca di scoop e per lasciare calmare le acque, è costretto a nascondersi a casa della famiglia del suo agente. Ma a quanto sembra, non si rivela un posto molto accogliente e rassicurante, e non soltanto per il luogo sperduto e dimenticato da Dio, le temperature gelide e le stanze che gli sono state assegnate

"Ah… Dylan, Dylan… Come sei caduto in basso! Il Vermont. Un seminterrato umido e maleodorante. La tua carriera appesa ad un filo. Una ragazzina mezza nuda che ti gira per casa lanciandoti burro d'arachidi addosso."

Tra Harper e Dylan inizia un rapporto pieno di alti e bassi, dove le battute velenose sono una prerogativa di entrambi. In realtà, come nei più classici Hate To Love, la rispettiva antipatia nasconde ben altro. L'attrazione va di pari passo con l'odio, ma per tutta una serie di motivi, soprattutto per la differenza di età e per il fatto che Harper è la nipote di Martin, suo amico ed agente, deve essere arginata e tenuta sotto controllo. Dylan ci prova, con tutte le forze, ma quanto è difficile resistere? Fino ad un certo punto ci riesce, soprattutto quando tra loro sboccia una strana amicizia, proprio perché l'interesse e la curiosità reciproca li fa avvicinare l'uno all'altra. Soprattutto Dylan, un po' per la sua maggiore età, per la maturità e l'esperienza, inevitabilmente si ritrova invischiato senza volerlo, nella quotidianità di Harper e, per quanto faccia e si ribelli, alla fine si scopre sempre più coinvolto dal modo di fare della scostante ed indisponente ragazzina  

"Cioè, sono qui da meno di 24h e già mi tocca fare il babysitter a quella mocciosa della figlia di Josh. Ma che ho fatto di male nelle mie vite precedenti?"

Ma cosa nasconde Harper? Dove va tutti i giorni e a chi dedica le sue giornate? Dylan è pronto a scoprire ogni cosa, ma ciò che si trova davanti lo lascia stupito ed è ciò che servirà anche a lui per considerare la sua vita in un altro modo. Ma è soprattutto la reazione di Harper quando se lo trova davanti, come ospite non invitato

«Io non stalkero nessuno, tantomeno le ragazzine.» Per poco non lascio schioccare la lingua sotto i denti. «No, hai ragione. Le pedini solo per scoprire dove vanno la mattina all'alba.»

Come ho accennato all'inizio, i personaggi sono ben tratteggiati, anche se le loro complessità richiedevano a mio avviso, maggiori approfondimenti, per poter garantire alla storia uno spessore diverso e più stratificazioni, che avrebbero sicuramente giovato al racconto e aiutato il lettore a rimanere più profondamente coinvolto dagli eventi. La scrittura è scorrevole e dinamica, risultando a tratti anche ironica e divertente. I dialoghi sono sagaci e credibili. Manca forse soltanto un po' di esperienza, ma "Dangerous Shot – Line" si conferma sicuramente, un buon punto di partenza. La cosa che mi è piaciuta meno, è il fatto che tutto il racconto sia stato sviluppato in appena un centinaio di pagine. La storia di Dylan e Harper, secondo un mio personale punto di vista, considerando tutte le problematiche toccate, richiedeva di essere sviluppata in maniera più approfondita. Ma questo è soltanto un mio parere e come tale non ha valore assoluto.  

Sono sinceramente convinta sia una buona prova, soprattutto trattandosi di una prima pubblicazione. La mia non vuole essere una critica fine a se stessa, ma soprattutto uno sprone a fare meglio, ben consapevole di non essere assolutamente in grado di scrivere niente di paragonabile a "Dangerous Shot – Line" (emoticon sorriso). Consiglio affettuosamente all'autrice di continuare su questa strada, cercando di non avere fretta di concludere, ma di prendersi tutto il tempo necessario per allargare ogni parte della trama, per offrire il giusto risalto ad ogni aspetto che traccia ed arricchisce la storia. Solo raccontando di più, attraverso i tempi e le pagine giuste, chi legge ha la possibilità di ritrovarsi proiettato nella realtà dei protagonisti, per vivere sulla propria pelle ogni emozione, per riuscire a perdersi nella bolla creata dalle parole e, senza possibilità di scelta, smarrirsi nella magia della lettura.   

In bocca al lupo a Piper J. Ward, e buona lettura a chi vorrà conoscere la storia di Dylan e Harper, due personaggi che sicuramente staranno scalpitando impazienti, dal desiderio di farsi amare anche da voi

Cristina Pisano

Ringraziamo la CE per la copia ARC

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