Titolo: Xingu
Autore: Edith Wharton
Editore: Flower-ed
Collana: Five Yards
Volume: 24
Traduzione di Riccardo Mainetti
Prefazione di Michela Alessandroni
ISBN cartaceo: 978-88-85628-99-1
ISBN ePub: 979-12-81197-00-8
Prezzo ePub: 4.99 €
Anno: 2022 (1916)
Trama
Alcune donne della buona società di Hillbridge, desiderose di stare al passo con le mode del momento più che spinte da un reale interesse culturale, si preparano a ricevere la celebre scrittrice Osric Dane, per discutere del suo ultimo romanzo in uno degli incontri del Lunch Club. Ma il giorno dell’appuntamento niente va come sperato: la scrittrice si mostra distaccata e altezzosa, e la conversazione langue sotto il peso delle sue domande a cui le signore non sanno come rispondere. A rovesciare la situazione interviene inaspettatamente Mrs. Roby, l’outsider del gruppo, che lancia una sfida ammantata di finta cortesia: sostenendo che il Lunch Club nell’ultimo periodo è stato assorbito nello studio di Xingu, chiede alla scrittrice un parere in merito. Il mistero avvolge l’oggetto della discussione, non senza un alone di sensualità: cos’è questo Xingu posto improvvisamente al centro del dibattito?
La storia viene spesso definita come una satira dell’alta società e del suo approccio superficiale alla letteratura, ma dietro il sarcasmo si cela una questione molto profonda e drammatica: quella del mondo femminile teso tra i rigidi dogmi dell’età vittoriana e l’emancipazione della modernità. Xingu fu pubblicato per la prima volta in volume nel 1916 dalla Charles Scribner’s Sons di New York. L’edizione offerta ai lettori dalla casa editrice flower-ed è arricchita dal saggio Il vizio della lettura, in cui Edith Wharton esplora con una certa preoccupazione un mondo letterario sempre più volgarizzato, esaminando in particolare l’approccio alla lettura da parte del “lettore meccanico” e del “lettore nato”.
RECENSIONE
Anche senza essere una famosa scrittrice come Osric Dane, personaggio del racconto Xingu di Edith Wharton, può capitare di ritrovarsi nel bel mezzo di una conversazione, più o meno di spessore, e di fingere di conoscerne l’oggetto per la presunzione di non voler ammettere il contrario.
Ebbene sarebbe preferibile confessarlo subito, perché altrimenti potrebbe accadere -come nel romanzo- di trattenersi e dilungarsi parlando a vanvera, attribuire questa o quella qualità all’oggetto in discorso, senza averne la minima cognizione di causa. Ammettendo subito la propria ignoranza, che solo davanti alla legge non excusat, si possono evitare tanti equivoci e brutte figure, fugare fraintendimenti e giudizi equivoci. In certi casi il silenzio vale più di mille parole.
La romanziera del racconto arriva già annoiata in un salotto bene di signore che formano un club della lettura e proprio quella meno stimata tra loro, la signora Roby, interviene a incentrare la conversazione sul famoso Xingu. Riesce così finalmente a destare l’attenzione della scrittrice snob che fino a quel momento aveva saccentemente boicottato ogni argomento proposto. Costei, interrogata sulla conoscenza di Xingu, risponde prontamente di sì, pensando si tratti dell’ultimo libro appena uscito e dovendo sfoggiare la propria cultura libresca. Viene però trascinata in una intervista che non le svela nulla e che la lascia interdetta, assolutamente ignara ma incuriosita circa Xingu. Alla serie di domande su quanto è lungo, quanto è profondo, i passaggi difficili, dei casi in cui ha cambiato un’intera esistenza, le acute lettrici a turno lasciano cadere le loro impressioni del tutto a casaccio, perché anche loro non hanno la minima idea di cosa sia Xingu. La scrittrice se ne va con la coda tra le gambe decisa a saperne di più. L’equivoco ha il potere di lievitare ma non di rovinare la serata che comunque le signore del circolo considerano vinta. Almeno finché una di loro decide di consultare la piccola enciclopedia che porta sempre con sé e scoprire che cosa è veramente.
La lezione è stata però di scarso insegnamento perché nemmeno a questo punto si riconoscono impreparate ma si dichiarano solennemente abbindolate.
L’edizione Flower-ed è ottimamente rifinita, completa com’è di cronologia, bibliografia, prefazione e appendice con il saggio de “Il vizio della lettura”. A essere analizzati sono i comportamenti del lettore meccanico e tutte le conseguenze nefaste sul mondo della letteratura derivanti da tale tipologia di consumatore di libri, a cominciare dalla proliferazione di scrittori “meccanici” e della diffusione di opere e di un gusto popolare e dozzinale qualitativamente scarso.
Considerazioni quanto mai in linea con i tempi odierni dal punto di vista letterario.
Grafica, colore e fiori della copertina si sposano perfettamente al titolo del racconto e rimandano per associazione d’idee a qualcosa di esotico, di raro e suggestivo difficile da definire e da cogliere, come avviene per le signore del circolo letterario nei riguardi dell’essenza della lettura.
Romina
Ringrazio la CE per la copia ARC
L’autrice
Edith Wharton nacque a New York il 24 gennaio 1862. Discendente dei Newbold-Jones, antica e ricca famiglia newyorchese, non frequentò mai una scuola, ma ricevette sempre un’istruzione privata incentrata soprattutto sullo studio dell’arte, delle lingue e dei grandi autori del passato. Il 29 aprile 1885 sposò a New York Edward Wharton, un banchiere di Boston. Purtroppo, nonostante le ottime premesse, la loro unione non fu felice: il loro matrimonio divenne con il tempo una separazione di fatto che si concluse con un divorzio formale. Edith Wharton pubblicò il suo primo romanzo nel 1902, The Valley of Decision, seguito da The House of Mirth (1905), Ethan Frome (1911), Bunner Sisters (1916) e The Age of Innocence (1920), solo per citarne alcuni. Quest’ultimo, senz’altro il più famoso, le valse il Premio Pulitzer nel 1921. Fu la prima donna a ricevere tale onorificenza. È stata autrice di romanzi e racconti, saggi e poesie, incentrando gran parte della sua produzione sul tema della rottura delle costrizioni imposte dalla società. Edith Wharton morì a Saint-Brice-sous-Forêt l’11 agosto 1937 .