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Review Tour: Shine - Red Oak Manor Collection Vol. 10 di Silvia Carbone

Titolo: Shine 
Autore: Silvia Carbone
Editore: Self publishing 
Serie: Red Oak Manor Collection Vol. 10
Genere: Mafia Romance - Arranged Marriage
Data di pubblicazione: 18 luglio 2022


Trama

Noah Dan De Luca non ha mai dimenticato da dove viene. Red Oak Manor è stato la sua prima casa, ma quei giorni sono ormai lontani.
La mafia italiana di New York gli ha dato una famiglia, un lavoro, una missione: onorare chi ha deciso di scommettere su di lui.
E quando il destino lo mette alla prova, Noah sa da che parte stare: consacrerà la sua esistenza ai De Luca, anche se questo vorrà dire accettare un matrimonio che non gli sarebbe spettato.
Tate O'Neill sa cosa significa essere la figlia del Capo Clan irlandese di Jersey City.
Conosce bene i suoi doveri, sa che prima o poi dovrà farci i conti, ma non si aspetta che quel momento sia già arrivato.
È decisa a combattere contro un futuro ormai scritto, peccato che la lotta si riveli più difficile di quanto creda.
Le fondamenta su cui si basa il suo matrimonio combinato sono troppo fragili, le regole che la legano a suo marito troppo crudeli.
Vivere una vita senza amore è l'ultima cosa che Tate desidera.
Noah, al contrario, è deciso a tenersi stretto il cuore.
Nessuno dei due, però, ha messo in conto l'imprevedibilità dell'attrazione.
Rinunciare a lottare è impossibile, provare a resistere è un tormento.
L'odio nasconde la voglia di avvicinarsi.
Gli sguardi celano il bisogno di reclamarsi.
Un re all'apparenza malvagio saprà cedere il comando del suo cuore a un'avvenente regina?

RECENSIONE 

Per la decima volta si aprono per noi lettori i cancelli del Maniero per conoscere i tormenti del giovane Noah e poter salutare i ragazzi che ci hanno tenuto compagnia in questi ultimi mesi.

Silvia Carbone ci accompagna per mano fino a una finestra del salone del Maniero da dove possiamo sbirciare la festa di Natale organizzata da Connor che fa da reunion per tutti i vecchi ospiti dell'orfanotrofio. Vederli insieme dimostra l'affetto che i componenti di una famiglia provano, l'unione di sentimenti che li definisce come persone, l'amore fraterno che sentono, frutto di esperienze vissute che li hanno fatti diventare le persone complicate e profonde che abbiamo conosciuto.

"Eravamo gli orfani di Red Oak Manor. Una famiglia di persone con il superpotere di sopravvivere. Eravamo gli Avengers, e come tali avremmo spaccato il culo ai cattivi."

Sono dieci le coppie che si salutano e ci fanno l'occhiolino, ma l'autrice è stata così brava da non far trapelare nulla delle trame dei precedenti nove libri, lasciando a chi vorrà partire da questo ultimo volume la voglia di leggere i precedenti la possibilità di farlo con la gioia della scoperta pagina dopo pagina dello svolgimento degli altri capitoli. 

Silvia ci porta nella mente e nel cuore di un Noah diverso da come lo immaginavo, ancorato a un passato di stenti nell'orfanotrofio, unito nell'animo in modo indissolubile ai suoi "fratelli" orfani, insicuro del suo potenziale sentimentale, sempre con la sensazione di essere degno di essere scartato e abbandonato, ma anche devoto figlio e fratello della sua famiglia adottiva. Onora il padre e il ricordo della madre adottiva morta e vive un rapporto alla pari fatto di rispetto e amore con i fratelli Andrea e Marco. Obbedisce e lavora con la sua famiglia, sentendosi sempre debitore per l'opportunità avuta e mai veramente uguale ai fratellastri. 

"Ero un orfano e quel senso di inadeguatezza non mi abbandonava mai. Sempre in lotta con me stesso, non riuscivo a immaginare di prendermi cura di una moglie.


La vita incolore di Noah Dan August era stata spodestata da quella brillante di Noah Dan De Luca. E, finalmente, sentivo di avere un senso.


Anche se ero un De Luca, non mi sentivo del tutto tale. Non che non ne avessi subito il fascino, ma ero pur sempre quel ragazzino che sgattaiolava fuori con Stephen, Axel e Amos, il fantomatico gruppo dei NASA, per scappare dalla tristezza del maniero. Avevo imparato presto a cavarmela da solo e a capire cosa contasse davvero nella vita."

Noah vive con senso di inadeguatezza, convinto di non essere mai veramente "a casa": non ha voluto considerare il Maniero come casa, non riesce a vedere nella famiglia De Luca la sua vera famiglia. È forse questo suo sentirsi inadatto a ogni situazione in cui sia a renderlo una specie di Robin Hood per i suoi compagni orfani, rubando e compiendo piccoli crimini per portare un po' di gioia nelle loro vite tristi e vuote. L'altruismo è parte di lui, che poi lo dimostri in modo diverso dalla brava e bella June, è fuori di dubbio, ma, ognuno a modo suo, sono loro i punti saldi di questa collection, loro a essere sempre presenti come conforto o supporto pratico per gli amici.

Per una concatenazione di eventi inaspettati, la vita di Noah è di nuovo stravolta dal destino che prima lo ha portato al Maniero e poi nella famiglia De Luca. Ora deve sposare Tate, figlia del Capo Clan irlandese. Non la vuole e non vuole che lei lo veda davvero. Il suo senso di non appartenenza lo spinge ad alzare barriere sempre più alte, ma non aveva fatto i conti con lo spirito battagliero e l'orgoglio di una donna ventunenne che conscia di quale sia il suo posto nel mondo, non vuole fare sconti a nessuno e vuole tutto quello che il destino le ha proposto.

Tate è forte e resistente, non si fa abbattere dal vento delle tempeste emotive di Noah, non si lascia scoperchiare dai rifiuti e dall'irruenza del marito, resiste e mette fondamenta sempre più forti.

Tate è il porto sicuro dove rifugiarsi, è dove Noah può sentirsi veramente "a casa".

"«…È una donna in gamba, indipendente, sa cosa vuole e non si fa mettere i piedi in testa.» «Insomma, è la tua donna ideale.»
«Lo penso anche io.»"

Lei conosce le dinamiche della mafia, sa quale posto sia destinato alle donne, ma nonostante questo lotta strenuamente per se stessa per ottenere il rispetto e l'amore.

"«Casa non è un luogo, ma è dove possiamo essere noi stessi, insieme.»
«Come una famiglia,» annuì con convinzione.
«Tu sei la mia famiglia.»"

Amate gli alcolici? Bevete un buon whisky durante la lettura per meglio entrare in sintonia con il Noah ribelle, se invece preferite una coccola meglio latte e biscotti per sentirvi "a casa" con Noah e Tate.

Silvia, complimenti per aver dato ulteriore splendore e lustro a questa collection, per aver riportato nelle tue pagine tutti i protagonisti che ci hanno fatto sognare e aver concluso questa avventura.

Autrici della Red Oak per me siete state una scoperta e una conferma, mi avete fatto conoscere il significato di Collection e fatto sognare per questi mesi. L'attesa per ogni libro è stata ripagata dalla meraviglia e soddisfazione nella lettura. I vostri mash up sono sempre stati puntuali e mai banali o errati, sempre interessanti e mai casuali. Ogni mollichina di pane gettata a terra è stata poi recuperata dal lettore ricostruendo la grande storia che ha unito trasversalmente i dieci libri.

Restano tanti personaggi secondari che spero reclameranno a gran voce la vostra attenzione perché tutti meriterebbero la possibilità di diventare vostri protagonisti. La vostra bravura è stata anche questa: creare storie nella trama principale dove tutti i personaggi sono stati caratterizzati così bene da entrare diretti nel nostro cuore.

Complimenti a tutte voi e ai vostri team di collaboratori.

Chiudo virtualmente insieme a tutti i vostri tantissimi lettori i cancelli del maniero, felice di questa splendida avventura e aspettando i vostri prossimi successi.

"Red Oak Manor sarebbe rimasta per sempre la nostra casa."

Buona lettura per chi ancora deve leggere Shine e a chi invece non ha ancora conosciuto gli orfani di Red Oak consiglio di leggere tutta la collection.

Annalisa


Con Shine si aprono per l’ultima volta i cancelli del maniero. In questi mesi seguire la collection per quanto a volte difficile – viste anche altre collaborazioni- è stato entusiasmante. Spesso mi sono ritrovata a fare le corse “perché dovevo leggere il maniero”. Oggi, mi sento un po’ un’orfana nello scrivere questa recensione poiché so che sarà l’ultima.

Shine racconta la storia di Noah De Luca, oggi diventato un mafioso e un uomo che gioca un ruolo importante nella “Famiglia”. Il romanzo si apre, come già successo per altri volumi, in un flashback che racconta com’era la vita di Noah al maniero e come sia stato adottato. Attualmente il nostro De Luca ha quasi 31 anni, vive a New York, e gestisce uno dei tre club che possiede insieme ai suoi fratelli Andrew e Marco. Una mattina, complice la voglia di fare una corsa, Noah si scontrerà con due pozze verdi e un ammasso di lingue di fuoco: lui sa che lei è Tate O’Neill; ciò che non sa, invece, è che questo incontro/ scontro sta per essere l’inizio del cambio di rotta di quella che lui pensava sarebbe stata la sua vita.

"Parlare con lei mi aveva fatto bene, mi aveva permesso di sgomberare la mente. Ma mi confondeva, e quel bisogno di difenderla non mi piaceva affatto."

Noah de Luca è la prima iniziale di quella famosa Nasa. È il papà del maniero.

È un uomo che combatte tra ciò che deve fare poiché in debito verso quell’uomo che l’ha adottato, e ciò che il suo cuore vorrebbe.

È un uomo devoto alla famiglia.
È quel bambino che desiderava regalare sorrisi ai suoi compagni d’istituto.
È un essere umano che l’unica cosa che in fondo desidera, ma ancora non lo sa, è amare ed essere amato.
È un bambino che è stato abbandonato al maniero una notte d’agosto, o questo e ciò che lui sa.
È un uomo che si sente inadatto, che ha paura di deludere il patriarca della FAMIGLIA.

Ho sofferto molto insieme a Noah. Un uomo che vive un continuo conflitto tra ciò che deve e ciò che vuole. Non vuole sposare Tate, ma sa che deve farlo. Un uomo che mostra due facce della stessa medaglia: da un lato vediamo il mafioso, capace di metterti in riga con un solo sguardo, dall’altro quando si ritrova con i ragazzi del maniero, assistiamo a un'altra versione di lui: sorridente, sfrontato, spensierato, devoto agli amici e sempre pronto a supportarli e mai a criticarli. Noah non solo si sente inadatto, ma crede anche che chiunque gli si avvicini prima o poi si faccia del male.

"Lei brillava come il più pregiato diamante e io mi sentivo consumare da quel fuoco che la dominava. E il fuoco, lo sapevano tutti, era impossibile da controllare: ti attirava con la sua luce per poi annientarti con il suo calore."

Tate O’Neill è la figlia del boss del clan irlandese. Una donna che nonostante il modo di vivere della sua famiglia ha sempre cercato di tenersene alla larga e di vivere la sua vita in totale tranquillità. 

Tuttavia, per quanto puoi stare alla larga da “quella” vita, essa poi ti richiama per saldare il conto. Ed è proprio ciò che farà suo padre: chiamerà il conto imponendole un matrimonio combinato.

Lei non vuole, ma sa che deve. Suo fratello proverà a imporsi ma senza nessun risultato.
Tate è fuoco.
Tate è forza d’animo.
Tate non si arrende, combatte.
Tate è come una supernova che esplode irradiando un’intera galassia.
Tate è l'unica capace di rimettere Noah al suo posto.

Tate è il cuscino che Noah abbraccia nel cuore della notte: perché anche le persone forti hanno bisogno di essere abbracciate e cullate.

La forza e il coraggio della nostra protagonista è qualcosa che ti colpisce come un pugno in pieno petto.

"Lui era il classico uomo mafioso tutto potere e sicurezza, ma avevo visto oltre quello che mostrava al mondo. Avevo scorto in rari momenti la sua umanità. Percepivo il freddo che si portava dentro e che lo teneva ancorato al suo passato."

Una storia d’amore e di odio. Lui la desidera, ma si rifiuta di averla. Lei vorrebbe tentare di far funzionare questo matrimonio, lui invece la respinge sempre, trattandola anche male, eppure lei sa che lui la desidera. Noah si comporterà come uno stronzo con la S maiuscola, ciononostante, ci saranno momenti dove la sintonia, il desiderio, la brama che provano l’uno per l’altro sarà percepibile. Tate sa che dietro la maschera d’indifferenza e stronzaggine che mostra Noah c’è molto di più. Lei l’ha visto, l’ha percepito. Quindi perché Noah la tiene a distanza? Lui stesso sa che lei è perfetta per lui. La sua anima gemella. Un re e una regina. Riuscirà la nostra Tate ad accorciare le distanze che il nostro protagonista si è imposto? E Noah riuscirà a lasciarsi alle spalle quell’ingombrante presenza che sente tra lui e Tate? Perché crede di non meritare una donna come lei?

«A me è bastato vederti due volte per capire che sei sessista e stronzo.»

«Posso anche essere un uomo piacevole, se ne vale la pena.» Si fermò a pochi passi da me inclinando la testa di lato. «Tu ne vali la pena, tesoro?»

L’autrice è stata molto brava nel farci percepire l’amore, la sofferenza, e il conflitto interiore che prova Noah. Non avevo mai letto nulla di Silvia Carbone, tuttavia ne avevo sentito parlare bene, e io stessa oggi posso confermare quelle voci. Un modo di scrivere emozionante e travolgente. Ho amato ogni singola parola, emozione e vicenda di questo romanzo, ma una cosa mi ha fatto letteralmente capitolare: l’epilogo. Un epilogo perfetto, dove alla fine ti ritrovi a pensare che in fondo, forse, il lieto fine esiste per tutti. Dire che mi sono emozionata e dire poco. Ho iniziato quest’avventura con i cancelli del maniero che esprimevano solo malinconia, tristezza, senso di abbandono; oggi la concludo dicendo che quelle stesse porte sono diventate felicità, rivincita, un luogo dove, a differenza di ciò che hanno pensato e vissuto quegli orfani una volta, si può essere amati.

"«Casa non è un luogo, ma è dove possiamo essere noi stessi, insieme.»"

Voglio concludere questa recensione ringraziando tutte e dieci le autrici. Ci sono stati volumi che ho preferito più, e volumi che ho preferito meno, ciononostante non possono essere messi in discussione il talento e la genialità di queste dieci donne nel creare questa collection studiata in ogni minimo dettaglio. 

Vi ringrazio per tutte le emozioni che ci avete donato attraverso la vostra fantasia e scrittura.

Custodirò le storie ragazzi del maniero nel mio cuore.

Con affetto, 

Antonella


Oggi sono qui, a recensire l’ultimo libro della Red Oak Manor Collection. E’ sempre stato un onore per me, parlarvi di questi libri meravigliosi che fanno parte di questa straordinaria serie. Storie e personaggi che abbiamo imparato ad amare, mese dopo mese lasciandoci inghiottire da un mondo parallelo dello stesso colore delle chiome di quelle querce rosse, che cambiano tonalità con il passare delle stagioni, mentre il profumo di terra umida e lo scricchiolio delle foglie calpestate, si mischiano al famigliare cigolio di un cancello, che aprendosi, rompe sinistro, il silenzio ovattato del bosco. Ma tale quiete in prossimità del Maniero, si frantuma contro il vociare di tanti bambini, con le loro risate, i loro silenzi e i loro pianti silenziosi che nel buio della notte , si nascondono in cerca di conforto, in un solitario abbraccio al cuscino.

Ed è così che il Noah bambino era solito fare. Piangere le sue calde lacrime di nascosto, con il viso coperto dal cuscino, per non svegliare o farsi scoprire dai suoi compagni dell’orfanotrofio. La solitudine è una lama sottile ed affilata, che taglia il cuore e l’anima, giorno dopo giorno, notte dopo notte, quasi a rispettare un sordido, crudele e compiaciuto rituale, che ha il compito di tatuare nel profondo dell’Essere, la realtà dei fatti: nessuno ti ha voluto e nessuno ti vuole adottare, perché non ne sei degno, non meriti amore e non vali abbastanza. Nessun bambino abbandonato potrà mai superare il trauma di non essere stato accolto ed amato dalla propria madre, ma soltanto considerato al pari di uno scarto, un errore, un fardello di cui liberarsi il più velocemente possibile e senza rimpianti. Ma anche per Noah è stato veramente così? Cosa nascondono gli archivi dell’ufficio di June, che una volta era il tetro e spaventoso luogo, in cui molti bambini trovavano la severa punizione alle loro monellerie, per mano della terribile ed odiosa Miss Prince?

Come tutte voi, anch’io sono rimasta affascinata dal Noah che è comparso in diversi momenti lungo il tragitto, nella galoppata che ci ha viste divorare uno dopo l’altro, i precedenti 9 volumi della ROMC. E’ un personaggio che è entrato a suo piacimento, nelle storie degli altri compagni del Maniero, con la sfrontatezza tipica del suo modus operandi, ritagliandosi il suoi spazi e continuando a fare ciò che ha sempre fatto, fino a quando è stato adottato. Si è sempre preso gioco delle situazioni, per stemperare la tensione, rubare il sorriso e una risata ai suoi compagni, mettendosi in modo naturale, al centro della scena, degli sguardi e dell’attenzione. Bello e pieno di fascino, Noah non passa mai inosservato.   
Neppure quando oramai adulto, è tornato a Red Oak Town per il funerale di Miss Prince. Quella sera si trova seduto al tavolo del Red Passion, insieme ad Amos, Issue, Levi, uomini decisamente attraenti. Ma nonostante la compagnia, la cameriera è a lui che si rivolge con fare seducente, perché è Noah ad essere colui che, baciato dalla sorte ha ereditato vagonate di sex appeal e un fascino testosteronico, che non può essere ignorato! (Quella sera però mancava Axel, che all’epoca non voleva neppure sentir pronunciare il nome della cittadina. Forse se ci fosse stato anche Axel se la sarebbero giocata. Scegliere tra loro, sarebbe stato veramente molto molto molto difficile… )

Noah è una presenza importante e carismatica, che ha sempre saputo lasciare il segno attraverso i tanti camei sparsi in giro, qua e là, nei nove libri che hanno preceduto Shine e non a caso, è proprio l’ultimo della serie. Specialmente in Wings ed in Issue, la sua presenza è tangibile, ma non mancano mai, anche negli altri volumi, molti cenni a Noah, attraverso i racconti di episodi che lo vedono protagonista, oppure nei dialoghi, nei ricordi dei vari ragazzi suoi amici, complici o semplicemente compagni dell’orfanotrofio.  

Quelli di Noah, sono interventi che hanno saputo creare gli intrecci giusti, per legare le storie l’una all’altra. A Noah insieme a June, è spettato il compito di fare da filo conduttore, per passare da un personaggio all’altro, da una storia all’altra, quasi fossero dei collanti, soprattutto per merito delle loro personalità particolarmente positive. June fin da ragazzina, ricca di dolcezza materna, disponibilità e genuina accoglienza, mentre Noah è stato considerato da molti orfani, il fratello maggiore, per il suo impatto quasi paterno, sempre disponibile e protettivo.

Me lo sono sempre immaginato come un ragazzone dal sorriso bonario e dall’aria scanzonata, facile alle battute e pronto a sostenere chi ne aveva più bisogno, mostrando una sensibilità ruvida e un insolito lato dolce e protettivo. Ogni volta che qualche compagno del Maniero, aveva bisogno di conforto o sostegno, che fossero i famigerati membri della NASA, oppure gli orfani più piccoli ed indifesi, ecco che Noah c’era. Sicuramente è stato un riferimento importante per Tyler che grazie al pallone ricevuto proprio da Noah, come regalo per il suo compleanno, ha potuto accarezzare e coltivare il sogno di diventare un giocatore di football di successo. Per merito di Noah, la vita di Ty ha preso l’indirizzo giusto, ha potuto credere un po’ di più in se stesso e nei propri sogni, proprio grazie alla palla ovale. 

Forse Noah ha visto nelle insicurezze di Tyler, le sue stesse mancanze, paure e fragilità. Quelle convinzioni errate di non essere mai abbastanza, di non essere adeguato, giusto, sufficiente e meritevole di poter essere amato così come è giusto che sia, nella propria straordinaria unicità. E invece no, Noah come Tyler, è cresciuto nella convinzione di non meritare nulla dalla vita, perché è soltanto uno scarto, uno sbaglio, un errore…

Programmazioni dell’inconscio da sempre latenti che nel caso di Noah, sono venute a galla in maniera prepotente una volta diventato adulto, nel momento in cui ha aperto la sua corazza per lasciare entrare l’amore e ha dovuto scegliere ciò che era meglio per lui, contrastando il volere degli altri. Tyler e Noah diversi, ma per molti aspetti simili. Entrambi abbandonati al Maniero ancora in fasce, ognuno alla sua maniera, con i tempi e nei modi più attinenti alla loro personalità distinta e alla loro storia individuale, hanno dovuto fare i conti con il peso dei loro traumi, e con quelle ferite mai rimarginate.

Noah sempre disponibile e protettivo con tutti…certo… Quando non era impegnato a fare scherzi ai più piccoli o a spaventarli con macabri racconti! Sapeva inventare storie agghiaccianti sull’ala ovest, per terrorizzare June e gli altri bambini ospiti dell’orfanotrofio. Anche Simon, il figlio di June ha subito lo stesso trattamento, quando Noah adulto è tornato al Maniero per fare da testimone di Jace, in occasione del suo matrimonio con June. Inutile dirvi, a questo punto, che ho notato Noah fin dall’inizio… Il suo personaggio mi ha catturata ed incuriosita, forse perché per natura, adoro le canaglie dal cuore d’oro e con uno spiccato senso dell’umorismo! (E infatti anche Amos protagonista di Caged, è uno dei miei personaggi preferiti).

Più di una volta Noah è stato descritto come un uomo sicuro di sé, capace di fare scelte difficili, senza mostrare tentennamenti ed incertezze. D'altronde è diventato un temibile e freddo sicario, destinato ad assumere il ruolo di capo dell’organizzazione malavitosa di famiglia. Forse solo in occasione dell’incontro con Dylan, per il funerale di Kevin Sherman qualche incertezza l’ha mostrata. Di fronte alla possibilità di doversi schierare contro uno dei ragazzi del Maniero, per preservare gli interessi del clan dei De Luca, la sua determinazione ha tentennato.  

Sì perché Noah a 17 anni, finalmente è stato adottato da una famiglia benestante, che tira le redini di una potente organizzazione criminale, che ha sotto controllo una vasta rete di traffici, che di lecito ed onesto hanno ben poco. Viene cresciuto ed addestrato a delinquere, ma già di suo Noah, fin da giovanissimo ha problemi con la legge, anche se le motivazioni che lo muovono a compiere furti e piccole rapine, sono tutt’altro che discutibili, anzi…. Le sue azioni hanno sempre valide motivazioni, nonostante appaia ai più disattenti e ai superficiali, come il solito ragazzo rabbioso, disadattato e ribelle, dalle brutte abitudini, un po’ come lo sono anche Caleb e Dylan, le pecore nere del gruppo.

Ma Noah è molto diverso da Caleb, che sa mostrare una freddezza, una glacialità e una determinazione impressionante. Incredibile il suo modo distaccato di raccontarsi i fatti e considerare se stesso come la conseguenza del suo vissuto, talmente sicuro e lucido, da riuscire all’inizio di Cruel, a convincere anche noi. Fino a quando abbiamo scoperto che era solo la sua maniera di bluffare il mondo e il destino, per riuscire a sopravvivere.

Noah è diverso anche da Dylan, l’altro cattivo soggetto del Maniero. Fin da giovanissimo stretto tra le spire di un mostro, costretto ad essere e a diventare quello che forse poteva evitare, se solo avesse incontrato persone diverse. Eppure è stato lui stesso a proporsi all’inizio, con la speranza di poter essere amato ed adottato da una famiglia. Illuso, fregato, deriso, ingannato, ricattato, punito… Stritolato in una morsa crudele, senza speranze e via d’uscita. Dylan è il personaggio più martoriato. Talmente tanto, da risultare scostante, crudele, ombroso e selvatico. Incapace di dare amore perché l’amore non l’ha mai conosciuto. Allo stesso tempo però, istintivamente cerca di donarlo, con quel suo abbraccio così bisognoso, così unico, intenso ed indimenticabile.  

In ogni caso, per quanto sia decisamente una famiglia particolare, Noah ci sta proprio bene tra i suoi parenti adottivi! Con i suoi fratelli stringe un ottimo rapporto, condividendo il lavoro, gli obblighi, i doveri, ma anche gli svaghi, i piaceri e i divertimenti, come il cavalcare le onde dell’oceano sulle tavole da surf, durante le vacanze nella loro casa agli Hamptons. Il padre Lorenzo De Luca il capo famiglia, è molto affettuoso nei confronti dei figli, ed è molto attento ai valori e alle tradizioni, soprattutto a quella che prevede il matrimonio combinato tra gli eredi delle potenti famiglie mafiose. Un valido e collaudato sistema, per stringere alleanze preziose, indispensabili per mantenere l’equilibrio, il controllo e il potere, su tutti gli altri clan.

Questa è la miccia che innesca la storia incredibile che si sviluppa tra le pagine di Shine. Inizialmente non è Noah, il figlio scelto per intrecciare importanti legami con la famiglia O’Neill, a capo del potente Clan degli irlandesi. Ma il destino ha deciso il contrario. Da questo punto in poi, iniziano in lui i dibattiti interiori, mentre il senso di inadeguatezza riaffiora e ruba la sua pace interiore, rosicchiando giorno dopo giorno, quella sicurezza tanto osteggiata, ammirata e temuta.   

Noah non ci sta, i suoi valori, la sua etica, il suo concetto di lealtà sono barriere insormontabili, ma per quanto faccia e per quanto ci provi a tenere Tate lontana, anche comportandosi da vero bastardo, nulla può se anche lei gli rema contro. Alla fine, trasformato in un gigante d’argilla, sotto i potenti colpi dell’attrazione e della scoperta dell’unicità di Tate, non può fare altro che cedere all’inevitabile… E qui un tripudio di applausi. In verità, tutta la storia è straordinaria, ma personalmente, mi sento di fare una menzione speciale a questa parte specifica del romanzo.

Non so come, non so perché, ma so benissimo quando… la verità è che Silvia Carbone ha saputo rendere il momento clou tra Tate e Noah, assolutamente emozionante, coinvolgente e sconvolgente. Sarà l’effetto della scrittura schietta e diretta, della terminologia usata, piuttosto cruda e fortunatamente, incurante del farlocco senso del pudore di noi lettrici, ma è stata veramente grandiosa nel rendere il loro “primo atto di conoscenza biblica”, assolutamente da cardiopalma e da pezzuola fredda.

In queste roventi giornate di luglio, con i termometri impazziti, leggere di Tate e Noah, del loro amore e della loro attrazione, ha fatto alzare ulteriormente le temperature. A mio giudizio Silvia Carbone, è riuscita a tenere il polso della situazione, senza mai scadere nel volgare, ma trovando ogni volta, gli opportuni escamotage stilistici, per esprimere il loro amore, così intenso e coinvolgente. E’ riuscita a fondere ogni loro resistenza e di conseguenza, ogni assurdo dubbio sul fatto che il sentimento, il pepe e la passione, sanno creare il giusto mix, per rendere ogni storia d’amore degna di essere raccontata, scritta e vissuta, così nei libri come nella realtà.

Ma in realtà lo stile di Silvia Carbone ha saputo accarezzare ed esaltare tutta questa storia bellissima, attraverso un crescendo di emozioni. colorandolo Tanti sono stati i momenti in cui il romanzo ha assunto sfumature “Hate to love” mentre Tate e Noah si misuravano a distanza, tra fendenti crudeli e contromosse feroci, senza mai risparmiarsi nulla. Sono passati attraverso i più classici momenti di rabbia seguiti da altrettanti, dove la freddezza, lo sdegno reciproco e il finto disinteresse, hanno fatto da padroni!

Sì, perché tra Tate e Noah l’attrazione è stata forte e potente fin dall’inizio, ma dovranno passare il giusto numero di pagine, per poterli finalmente vedere capitolare l’uno tra le braccia dell’altra. Ma non è solo passione. E’ molto molto di più e tutto ciò che sono Tate e Noah insieme, lo potrete scoprire soltanto leggendo questa storia emozionante, che sa di scoperta, di purezza e di incanto, nonostante l’ambiente, il passato, le azioni commesse e la “normalità” che veste i fatti più cruenti e le situazioni più crude.

Ma non temete, è un mafia romance che non si tinge mai di tinte troppo feroci e di passaggi esageratamente sanguinolenti. E solo una sfumatura che si percepisce nell’aria, ma che non diventa mai troppo predominante. E’ un mafia romance romantico, dove pochi ma incisivi eventi, sanno però imprimere la giusta impronta, per soddisfare anche i palati più esigenti, di coloro che amano le tinte più sinistre, dure e metalliche, come lo sono le inquietanti Glock.  

Le tinte dure allo stesso modo, non riescono a coprire le sfumature più rosate e romantiche, che fanno sospirare, sognare ed innamorarsi inevitabilmente, del cavaliere “senza macchia e senza paura”. In realtà, più di qualche macchia di sangue sulla camicia e nella coscienza di Noah ci sono… ma è tutto talmente ben contestualizzato ed orchestrato, da non diventare mai troppo opprimente. E’ un’ombra che esiste, che aleggia nell’aria, che lascia in Shine qualche pennellata sapiente, senza mai manifestarsi in maniera troppo aggressiva e vistosa. E’ un capolavoro d’insieme, privo di eccessi sia in un senso sia nell’altro.  

Tutto il romanzo è un crescendo di emozioni e di situazioni che segnano anche una maturazione e una nuova presa di coscienza da parte di Noah che saprà fare delle scelte difficili ma necessarie. La sua storia sa di trasformazione, di rinascita e di realizzazione. Anche di scoperta di quel lato del proprio Essere che “ancora andava cercando, ciò che non sapeva neppure di dover trovare”, per potersi finalmente definire completo e perfetto, in sintonia con la parte più autentica di se stesso. Noah è riuscito a comprendere tutto questo, soprattutto grazie alla presenza di Tate. Con occhi nuovi ha accettato il cambiamento e ha avuto accesso al vero senso della sua vita.

Ha potuto scorgere i valori veramente importanti ed essenziali, non il lustro e la brillantezza esteriore, ma il luccichio di un’anima che sa illuminare a giorno ogni ambiente e ogni momento della loro vita insieme. Non vi nego che tra un sospiro e l’altro, la commozione mi ha colta più di una volta e mi sono sciolta in lacrime, per la bella anima di Noah. Come nei romanzi indimenticabili, quelli che lasciano il segno, scritti da autrici di vero talento, Silvia Carbone ha saputo toccare le corde più sensibili, quelle sempre scoperte seppur ben nascoste, sotto strati di finto cinismo e celate dalle corazze che ognuno di noi indossa. 

Shine significa splendere, brillare, emergere, tralucere, rifulgere e questo titolo è l’effetto che Tate ha sempre avuto su Noah, dal primo loro incontro. Da quando è rimasto irrimediabilmente abbagliato dalla sua luce. Per quanto Noah in quel momento, fosse un personaggio chiuso nel suo ruolo, di uomo potente, cinico e duro, abituato agli scontri peggiori, al sangue e alle sparatorie, rimane incantato di fronte alla luminescenza di Tate, al suo sorriso e alla sua aurea che sa illuminare e toccare la sua anima fino in fondo, là dove si stava nascondendo. Una folgore, un incanto, un flash ha illuminato la sua vita, incendiandola, in un fuoco che non si è mai più spento, nonostante abbia cercato di allontanarla anche con modi molto odiosi ed imperdonabili.

“Sapevo che Tate era una stella brillante, un fascio di luce per tutte le persone che le gravitavano intorno, ma quella strana coincidenza mi aveva fatto trattenere il respiro. Sirio era una stella binaria e un’altra le gravitava intorno attratta dalla sua elettricità. Per un attimo mi ero sentito come quel piccolo astro in grado di sopravvivere solo grazie alla sua energia. Tate era la mia Sirio personale. Ero affascinato, richiamato dalla sua voglia di combattere, dalla sua personalità e dalla sua intraprendenza. Il suo corpo perfetto, e la sua spontanea sensualità erano qualcosa che, sommate al resto, la rendevano desiderabile come se non ne potessi fare a meno. Come se la stessi aspettando da tutta la vita.”

Questa volta sono consapevole sia una sorta di addio. Sto per salutare definitivamente tanti amici che mi hanno e ci hanno tenuti compagnia per molti mesi. Ci hanno fatte entrare nelle loro storie, per farci conoscere le loro vite e i loro trascorsi. Si sono messi a nudo, esposti, con tutte le loro ferite, angosce, speranze, timori ed emozioni. Insieme a tutti loro, anche io come ognuna di voi, ci siamo lasciate cullare da quella sinfonia, da quella particolare frequenza, ogni volta diversa e ogni volta unica, così come lo sono tutte le loro storie e personalità.   

Personalità, cuori feriti e vite sofferte. Anime molte volte celate, altre guardinghe, sfiduciate, rabbiose, oppure apparentemente rassegnate. Ognuna di esse, segnata in modo diverso e più o meno profondo, da traumi di un passato che è stato parte di un presente fin troppo vivido e doloroso. Ogni storia però, ha avuto un epilogo meraviglioso e anche Shine ha avuto il suo bellissimo finale, straordinario, commovente ed indimenticabile per molti aspetti.

È stata una corsa senza sosta e senza respiro. Da gennaio abbiamo amato ogni singolo estratto, ogni singola immagine, ogni singola parola letta tra le righe e nelle pagine di questi 10 volumi, uno più bello dell’altro, tutti intensi, indissolubili, meravigliosi. Vorrei trovare parole che nessuno in questi giorni ha usato, per spiegare la sensazione di vuoto che anch’io sento, nel sapere che non ci sarà nessun’altra storia da leggere, con un altro ragazzo del Maniero. 

Non mi resta altro da fare che salutare. Saluto ogni autrice della Red Oak Manor Collection. Ho scritto molto e chiedo scusa. Ho sempre tante cose da dire e questa volta forse di più delle volte precedenti. Mi stringo alle altre lettrici “orfane” in un immenso abbraccio corale, per dirvi grazie! Grazie a tutte voi, per averci regalato emozioni indimenticabili…

Grazie all’infinito!

Cristina Pisano 


Buongiorno meraviglie,

con oggi vi parlo dell’ultimo volume della Red Oak Manor Collection Shine di Silvia Carbone.

Silvia del nostro cuor non si risparmia mai, sempre una vera certezza.

Nell’ultimo romanzo della ROMC conosciamo Noah Dan August, diventato poi Noah De Luca e Tate O’Neill, Noah che incontriamo in tutti i libri della collection, lui orfano dalla nascita, lasciato davanti alle porte del maniero ancora in fasce, prende il cognome dal mese in cui venne trovato, lei meravigliosa figlia di uno dei clan più importanti della malavita Irlandese.

Come anticipato Noah viene abbandonato che è ancora un neonato, vive al maniero per i suoi primi sedici anni di vita, fino a che, un giorno, trova un uomo che è intenzionato ad adottarlo, un uomo che vede in lui qualcosa, e così diventa Noah De Luca, figlio adottivo di Lorenzo De Luca, capo di uno dei clan newyorkesi più importanti della malavita Italiana.

Come si sa, tra clan, per poter stringere delle alleanze (lavorative e meno) la tradizione vuole che tra figli ci si sposi, così da rinforzare il legame, ed aiutarsi a gestire i traffici illeciti.

Complice un brutto gioco del destino, Noah, si vede costretto a sposare Tate, al posto di suo fratello Andrea.

Noah è il secondogenito, seppur non di sangue, della famiglia Italiana De Luca, Lorenzo a capo di essa è deciso più che mai a lasciare tutto nelle mani di Noah, compreso il fardello di dover sposare Tate.

Sono solo affari si ripeteva, così che le due famiglie possano coesistere e lavorare insieme.

Non aveva messo in conto però che Tate era veramente una bellissima donna, ma non solo, aveva anche un emancipazione tale, una risolutezza, un’intelligenza ed un’autonomia nelle cose, che lo destabilizzava, che lo portava sempre più a pensare che potesse essere davvero la donna giusta, ma allo stesso tempo anche quella più sbagliata in assoluto.

Si perché Noah farà di tutto per resistere a Tate, perché non sente di meritarsela, perché non doveva essere lui in quella situazione, spostato e con una moglie a cui badare.

Tate, è veramente una donna speciale, non si farà sicuramente mettere i piedi in testa, ma farà di tutto perché Noah le si avvicini, perché anche lei dal primo momento in cui l’ha incontrato, ha capito che poteva esserci qualcosa tra loro, qualcosa di vero e che andava oltre il volere delle famiglie.

Lui si tirerà indietro lei gli tenderà la mano, lo provocherà, lo aiuterà e cercherà di stargli accanto, anche se in un primo momento viene rifiutata. Il primo approccio non è dei più semplici, Noah ha una corazza ben rodata, ma si troveranno ad essere molto simili, e Tate non è la ragazza che molla la presa, soprattutto su suo marito.

Noah saprà essere veramente antipatico con lei, non la tratta male, non la considera semplicemente, che è anche peggio.

Nel loro tragitto incontriamo spesso gli altri protagonisti di Red Oak, ed è un’emozione unica tutte le volte.

Purtroppo, a minare gli equilibri della famiglia, c’è lo zio De Luca, che vuole spodestare suo fratello Lorenzo da capo della Famiglia, e vediamo come farà qualsiasi cosa pur di arrivare ai suoi scopi, compreso mettere gli occhi su Tate. Ci riuscirà? Noah glie lo permetterà?

Non vi posso dire altro, dovete assolutamente leggerlo, una cosa però posso ancora dire, i segreti e le sorprese non finisco qui, si perché Noah De Luca sa tutta la verità su chi è veramente? A mettergli la pulce nell’orecchio è proprio June, che gli consegna una cartellina con le credenziali e le poche cose che sanno sulla sua nascita. Ed è così che, con l’aiuto di Tate, decide di affrontare questa cosa e cercare di capire chi è veramente, quali siano in realtà le sue origini.

La penna di Silvia mi lascia sempre stupita, so con certezza che mi piacerà ma non so mai quanto, fino a dove possa arrivare, e questo ne è l’ennesima conferma. Scritto divinamente, nessun dubbio, caratterizzazione dei personaggi, dei luoghi e degli eventi meravigliosa.

Come Valentina è stata bravissima ad aprire le porte, Silvia lo è stata altrettanto a chiuderle, con il cuore in gola ho chiuso il libro con un sospiro di sollievo, perché ho riletto di loro, è stato bello come sono stati ripresi tutti, a quella famosa cena di Natale che tutti aspettavamo. Se ci penso mi viene ancora da sorridere e da commuovermi al tempo stesso, è stato un viaggio fantastico, e tu Silvia ci hai accompagnate alla fine tenendoci per mano e facendoci sognare.

Ritorna a parlare della NASA, la famosa NASA, affronta il discorso di Stephen, di come si sia sentito solo una volta cresciuto.

June è sempre meravigliosa, e anche in questo libro non è da meno, anzi, qua la ritroveremo spesso. 

Storia stupenda, Noah così duro, forte e risoluto, ma tanto insicuro nell’animo, circondato sempre da questa sua incertezza, da questo suo sentire di non meritare le cose, come se non gli appartenessero, come se non fosse destinate a lui, non degno di tanto. Anche lui, come tutti gli altri del maniero, sono rimasti segnati dall’esperienza dell’orfanotrofio, cresciuti con una direttrice cattiva ed indisponente, che li trattava non bene, che purtroppo li ha segnati nell’animo. Nessuno, a parte June, è felice di tornare o di parlare di Red Oak, non tutti hanno avuto la fortuna di aver dimenticato quanto successo anni prima.

Mi sono emozionata, ho pianto, si ragazze, ho pianto, perché ho incontrato tutti loro, perché stanno bene, perché volevo sapere che fine avessero fatto, perché è giunto il momento di chiudere le porte non solo del maniero, ma di questa fantastica avventura che dieci autrici come loro ci hanno fatto vivere.

È stato eccellente come si è concluso, non avrei desiderato di meglio. L’amore è riuscito a cambiare tutti loro, a mitigare i loro caratteri e le loro esperienze. Loro sono una famiglia, sempre presenti gli uni per gli altri, pur magari non sentendosi da anni, e non vedendosi da altrettanto tempo, ci sarà sempre qualcosa a legarli, quel filo invisibile che li tiene legati.

E ognuno di loro può ritenersi soddisfatto di quanto ottenuto dalla vita, partendo dalla persona che hanno al loro fianco, che finalmente li fa sentire a casa al sicuro e amati.

Grazie Silvia per questo spettacolo, grazie grazie per averci emozionate, grazie per questo viaggio fantastico. Bramavamo tanto Noah e ne sono pienamente soddisfatta, adoro Noah De Luca.

E con la malinconia nel cuore,
Vi abbraccio forte

Alice

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