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Recensione: Lo schiavo di Pompei di Stefania De Prai Sidoretti


Lo schiavo di Pompei

Stefania De Prai Sidoretti



La trama

Lei, la nobile romana. Lui, lo schiavo in catene. Tutto li divide, perfino la legge. La loro è una passione proibita. Lei rischio la reputazione, ma lui la vita." Di questo Fausta Cornelia è dolorosamente consapevole così come di tante altre realtà spiacevoli del tuo tempo. Ma è lei a raccontare la sua storia:

Sono giunta a Pompei per sposarmi, non dovrei avere occhi che per Aurelio. Ma Elio, suo schiavo e fratellastro, mi ha salvata dalla morte. Nel mio viaggio ho incontrato gladiatori, cristiani, studiosi e mercanti. Persino la Sibilla cumana. Ma terribili visioni mi dicono che non c'è più tempo: Pompei ha le ore contate, io lo so. Sono nipote della vestale Cinzia, anche io ho il dono della profezia. Vampe di fuoco stanno per travolgerci e io dovrò lottare. Per sopravvivere e difendere il mio amore.

 Recensione

Stefania De Prai ci porta a fare un viaggio indietro nel tempo, precisamente all’anno 79 d.C. quando il Vesuvio diede inizio a un tremendo e macabro spettacolo di orrore e morte, per ben tre lunghi giorni,  subissando di lava e ceneri gli abitanti di Pompei e delle altre città vicine:  Stabia, Oplontis e sul versante opposto Ercolano. 




Veniamo affidati al racconto della protagonista, Fausta Cornelia, una nobile romana orfana, adottata dallo zio che l’ha promessa in sposa a un giovane di Pompei, Aurelio, ed è infatti lei che ci conduce in prima persona, dopo una breve presentazione della sua vita di privilegiata tra le strade di Roma, tra la scuola e la ricca domus dello zio, attraverso un percorso avventuroso e accidentato, a Pompei.

Pompei ci appare al massimo del fulgore di quegli anni, tra il foro pullulante di attività e scambi commerciali, le terme, la scuola di gladiatori, i vicoli affollati di botteghe, taverne e lupanari, mentre insieme a Fausta Cornelia cerchiamo di barcamenarci tra i complicati rapporti sociali il più delle volte regolati da leggi spietate e usanze che oggi ci fanno rabbrividire.

Ma proprio questo è il fascino de Lo schiavo di Pompei: una completa immersione nella Storia, quella con la A maiuscola. Dobbiamo questo effetto alla precisione certosina e documentata con cui Stefania De Prai ricostruisce ambienti, locali, nomi, ruoli sociali, personaggi, persino le iscrizioni dei muri, con cui circostanziare il più possibile il particolarissimo episodio storico e le poche ore che precedettero la grande eruzione.

Evidentissimo il grande lavoro di ricerca e di studio che c’è stato dietro a un progetto simile.

La morte è giunta a Pompei. Dovunque insegue le sue vittime, le getta per terra, le trascina. Tra i vicoli e gli orti, lasciati i rifugi della pausa nella caduta dei lapilli alcuni abitanti stanno tentando di fuggire. Oppure mentre cercano di calarsi dalle finestre, perché le porte ai piani inferiori sono ormai ostruite di lapillo.

Ma questa non è solo una storia di tragedia e morte. Su questo sfondo apparentemente buio e asfissiante come la nube che sovrasta tutta la zona interessata dall’eruzione, sboccia l’amore vero tra Fausta Cornelia e lo schiavo Elio.

Va aggiunto anche l’interessante inserimento di una religione cristiana delle origini che allora reclutava i primi proseliti anche tra gli stessi cittadini romani. 

Perché forte come la morte è l’amore, tenace come gli inferi è la passione e le sue vampe sono di fuoco.

Quelli citati non sono altro che versi tratti dalle Sacre Scritture, precisamente versi del Cantico dei Cantici, capolavoro di poesia d’amore biblica dai quali non a caso prende le mosse tutto il racconto. 


È stato detto del libro:

"Una straordinaria ricostruzione storica dell'eruzione del Vesuvio che vi farà emozionare e commuovere"

Conosciamo meglio l’Autrice:

Stefania De Prai Sidoretti nasce a Roma. Travolta dagli occhi chiari di un giovane biondo, va a vivere con lui sulle pendici boscose di un monte da cui si vede il lago di Bracciano.

Qui costruiscono la casa dei loro sogni, davanti a una quercia plurisecolare. Ha due figli, una femmina e un maschio, che vivono un’infanzia sfrenata tra la natura, circondati da cani, gatti e galline.

Si laurea in Storia dell’Arte Medievale e Moderna, ed è stata Curatore Storico dell’Arte presso la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali di Roma e Responsabile di un Archivio fotografico.


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