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Review Tour: Violated Souls di Kyra Synd (Dark Zone Edizioni)

Titolo: Violated Souls
Autore: Kyra Synd
Editore: Dark Zone Edizioni
Genere: Dark romance
Data pubblicazione: 20/03/2023 (in ebook dal 27/03)
Pagine: 315
Serie: Criminal scars
Autoconclusivo


Trama

Lui è diventato un fighter professionista. Ma la relazione con la sorellastra lo riporta in Italia. Travolto da un passato criminale, potrà scegliere l’amore?

Simone sta sprofondando nel suo peggior incubo. Dopo essersi costruito una nuova vita a Las Vegas con Sonia e come fighter di MMA, tornare in Italia per il funerale del patrigno lo trascina in un passato di rabbia e spietata violenza. Ha sempre cercato di proteggere la sorella dai propri demoni, fino a quando il boss della zona, nonché suo mentore, bussa alla porta e gli offre una nuova ragazza come regalo di bentornato.
Lottando per tenere fuori dai traffici illegali la donna che ama, Simone torna a vestire i panni del Randagio, la faccia criminale grazie alla quale era sopravvissuto per molti anni. Ma quando perde il controllo e il piacere per la violenza senza regole esplode, teme che per lui e Sonia il tempo stia per finire.
Quando le loro mani saranno sporche di sangue, Simone riuscirà a salvare il suo unico amore?

“Violated Souls” è il primo tormentato dark romance autoconclusivo della serie “Criminal Scars”.

Nota dell’autore e dell’editore: Il romanzo contiene linguaggio e scene di sesso espliciti, atti criminali, violenza psicologica e fisica anche su minori.

RECENSIONE 

Un romanzo dagli inquietanti contrasti e dalle tinte forti che si è rivelato, una secchiata d’acqua gelida in pieno viso, perché Kyra Synd maestra implacabile del genere Dark e non solo, non ha fatto sconti a nessuno.  Ancora una volta mi ha afferrata brutalmente dal divano e mi ha fatta precipitare nella realtà del Randagio, nel suo passato sofferto, nel suo mondo da incubo dove ogni aspetto è vissuto alle mille all’ora. La vita di Simone, anche se è riuscito ad uscire da un giro difficile,  continua ad essere ad un passo dal precipizio, pronta ad essere risucchiata in un vortice,  e scaraventata in un abisso senza fondo. Resiste, si dibatte tenta l’impossibile,  mentre la sua esistenza sembra frantumarsi in molteplici schegge impazzite che scontrandosi con l’oggi che sa troppo di ieri, si fiondano frenetiche percorrendo un asse temporale, che offre continui scorci tra il passato e il presente. Ogni cosa è raccontata, di lui e di Sonia, così come degli altri personaggi, senza censure ed ipocrisie.  Il bello, il brutto, il tenero e il crudele, l’inconcepibile e l’inaccettabile. Soprattutto la potenza di una verità scomoda che non narra soltanto di violenza, ma anche di un sentimento che non avrebbe dovuto nascere, ma che invece esiste, nonostante tutto e tutti. Si tratta di un’emozione potente che quasi non sa di esserlo, perché non ha un nome, ma troppo assomiglia a quel fiore pallido ma tenace che, incurante dell’impossibilità, sboccia ugualmente in mezzo all’asfalto arido ed assolato.   Anche il ritorno nell’incubo per Simone, è un’altra prova da sopportare. Ora il protagonista si trova su un terreno melmoso, con i piedi puntati nelle sabbie mobili,  pronte ad imprigionarlo e ad inghiottirlo ad ogni passo falso, pertanto ogni suo movimento ed ogni sua azione, in base agli eventi, le informazioni e agli imput che lo investono, vengono filtrati attraverso i sensi costantemente in allerta. Ogni sfumatura è valutata con freddezza, attraverso un’invidiabile lucidità mentale,  per poi l’esito, essere affrontato di petto, con audacia, astuzia, risolutezza ed insofferenza, perché Simone è un uomo coraggioso, travagliato, letale e pericoloso, ma altrettanto fragile, vulnerabile, incredibilmente coinvolgente e assolutamente sconvolgente.   

Simone è il protagonista incontrastato del racconto, anche se Sonia e Ronin offrono il giusto contrappeso, con le loro personalità decisamente particolari ed inquietanti.  Ma sto sbagliando a riferirmi al protagonista come a Simone, perché ora che è di nuovo in Italia,  è tornato ad essere il Randagio, l’animale rabbioso, la bestia irrequieta, ferita, instabile ed angosciata, esattamente come era prima di partire per Los Angeles. Grazie alla nuova vita,  è passato dall’essere un gregario, all’interno di un brutto giro, fatto di risse quotidiane, missioni punitive ed incontri clandestini ad una quotidianità diversa,  nella quale è diventato un combattente, ma questa volta in dispute regolari, assumendo il nome di Herrier, il fighter professionista che si batte nelle gabbie, terreno di scontro nelle dispute tra atleti di MMA.   

Ora è tornato in Italia e i ricordi infestano la sua mente. Fin dai 7 anni Simone è sempre stato vittima e, per quanto faccia, dentro di sé non ha mai smesso di esserlo, pertanto si muove come una preda costantemente all’erta sempre intenta ad annusare l’aria per intercettare il pericolo, per poterlo arginare, prima che esso si riveli letale in tutta la sua potenza. Osserva tutto ciò che succede con attenzione, misurando le parole e le azioni perché se vuole sopravvivere e spuntarla,  deve riuscire a prevedere ogni conseguenza con lucida razionalità.  In verità non ha mai smesso di essere diffidente, guardingo e lungimirante, perché oramai è diventato un suo tratto caratteriale, ma ora che è di nuovo invischiato nell'ambiente in cui è cresciuto, più che mai è costretto a cogliere ogni sfumatura, per mantenere l’equilibrio sul terreno troppo scivoloso e pericolosamente inquietante, sul quale si trova di nuovo a camminare.  

“Mi giro e la fisso. «Lontano da qui, Sonia, altrimenti non ce la posso fare. Non sono abbastanza forte, ma ho bisogno di te.» «E noi ce ne andremo»”

Una storia di due fratelli, Simone e Sonia, che in verità fratelli non lo sono. Da quando si sono conosciuti, lei 3 anni e lui 7, l’affetto è sbocciato,  corrisposto dal primo sguardo.   Forse tra loro è già esistito dall’inizio, un qualcosa di diverso, che ha reso Simone l'angelo custode di Sonia e viceversa, in quell’angolo di inferno che aveva lo stesso indirizzo della loro casa. Simone si è sacrificato per salvarla, ha dato tutto ciò che aveva ma ancora non è bastato,  perché alla violenza di un mostro non ci sono confini. Non esistono paletti per riuscire a salvaguardare un’anima,  perché il male si prende ogni anfratto, sconfina fino ad arrivare al nocciolo dell’Essere, sporcandolo del tutto. E’ una macchia nera che invade la mente, il corpo, il cuore, la realtà e ciò che le appartiene, coprendo ogni aspetto di una patina grigia e nera. Fuliggine che copre ogni ragione e che fa impazzire di dolore mentre le lacrime si cristallizzano e si asciugano per sempre. Perché dopo aver pianto e sofferto a quei livelli nulla vale la pena. A tutto questo Simone e Sonia sopravvivono. Del bimbo di un tempo non c'è più traccia. A mano a mano che cresce cambiano le sue cellule e lui diventa d'acciaio o almeno avrebbe voluto,  ma non può esserlo perché è legato ad una Farfallina, che  sa regalargli quel bagliore di vita che ancora risplende dentro di lui. Una fiammella di umanità che non accenna a spegnersi anche se la vita è difficile, crudele e bast@rda, così come è tante volte il Randagio.  

“Sfrego le mani sulla faccia e inspiro. «Non lo so nemmeno io cosa sono. Chi cazzo sono?» «Sei il mio tutto» dice con la voce che trema. «Non può bastare?»”

Ma nulla è troppo difficile, perché ora il Randagio è deciso ad averla vinta sul destino. Simone e Sonia hanno già pagato un caro prezzo nella vita, ed è arrivato il momento, anche per loro, di riscattare il premio. Ma prima di giungere a questo, tante sono le cose che devono accadere, in un intercalare veloce di infiniti fotogrammi in successione, rapidi e feroci,  uno di seguito all'altro come tanti schiaffi che fendendo l'aria,  si depositano come macigni e al posto giusto, nella realtà torbida, morbosa e sudicia dei personaggi di questo racconto  e, contemporaneamente anche nell'animo di chi legge.  Impossibile per Simone evitare di fare i conti con sé stesso per ciò che era ed è stato. Una vittima che diventa a sua volta carnefice, per sopravvivere e partecipare al gioco della vita.  Sempre pronto ad attaccare e a colpire, prima di essere messo a terra da un tiro spietato ed inaspettato.   

Il Randagio è come un’arma sempre carica, perché la vita gli ha insegnato la potenza della rabbia, quando si trasforma in forza, violenza e furia.  Ha imparato a colpire per primo per non essere messo a terra, così nella gabbia, così sul cemento polveroso, così tra le strade, nei parcheggi o nei vicoli bui.  Ha imparato che le minacce più spietate, si insediano anche nei posti considerati sicuri,  arrivando direttamente dal mondo degli incubi, dove spicca e prende forma la figura dell’uomo nero, talmente feroce e crudele, da essersi impossessato anche di lui. Questo è il suo tormento e il suo terrore più grande: essere come il mostro dagli occhi azzurri e dalla voce brutta e bassa. L’inferno ha un nome e cognome ed il resto ne è la conseguenza.

“Una parte di me resterà sempre il Randagio e l’unico modo per non darle spazio è stare lontano da qui, perché questa è casa sua, è il suo territorio e riesce ancora a muoversi non appena trova spazio.”

Sonia per Simone è l'altra metà del cielo, una stella, una bambina, un’adolescente e poi una donna che lo affianca e l'accompagna nella sua vita. Lei c’è sempre, ad un passo da lui mai troppo distante anche se per un periodo sono stati fisicamente lontani. Ma non importa, perché anche se cerca di allontanarla, Sonia ha preso possesso in pianta stabile del suo cuore e a nulla serve tentare di convincerla.  Lei c’è sempre, tra le due braccia, nella sua vita e nella sua anima. È una costante.  È  ciò che non dovrebbe essere,  eppure è così. Tra di loro è sempre stato diverso dalla normalità, l'uno è il salvatore, il balsamo e l’ancora di salvezza dell’altra e viceversa. Lui con il suo corpo, le fa da scudo ed è pronto a sacrificarsi per lei in tutti i modi possibili, ma al peggio non c’è mai fine.  Insieme alleati e uniti nel dolore, contro chi si rivela il loro peggior incubo, anche se ogni sacrificio e protezione si rivela vana.    Ma esiste una resa dei conti alla quale Sonia non si sottrae,  trasformandosi nel glaciale ed implacabile angelo che fino all'ultimo assiste alla disfatta del nemico.

La storia di Simone e Sonia è lunga feroce, carnale, intensa, rabbiosa e complessa. Sono amanti affamati che comunicano con il corpo ciò che non riesco a dire a parole, soprattutto Simone,  perché ha smarrito la concezione dei sentimenti.  Non riesce più ad interpretare ciò che sente, come non sa più comprendere i propri gesti e i propri bisogni, anestetizzato dal troppo dolore e da tutto il brutto che ha vissuto.  Ma in realtà,  per quanto tenti di contrastare il loro rapporto, ci finisce sempre dentro, catturato come da una calamita, nella ragnatela dell’attrazione,  dell’istinto e della fame nei sensi, anche se intimamente percepisce che ciò che lo lega a Sonia, è un qualcosa di molto più profondo e tenace di quanto speri.

“«Scoprire che quella parte è così reale e presente da godersela la libertà che si è ripresa. Non puoi immaginare quanto male fa essermi reso conto che sei tu l’unica cosa a impedirmi di ritornarci. Tu, Sonia, il pensiero stesso che esisti e il non volertici in mezzo.» “

Tra loro è sempre stato così, anche se sono fratello e sorella, uniti nel cuore e nell’anima ma non certo nel sangue,  perché il loro DNA è totalmente diverso.  Simone si perde nelle sue fragilità, nell'odio, nel marcio e nello sporco.  Confonde se stesso, si racconta verità diverse, convinto di non meritare nulla di bello ma,  per quanto si ribelli all’inevitabile, si chiuda nel suo universo di violenza e di rabbia, si lasci fuorviare da un passato troppo pesante da essere dimenticato e si massacri con pensieri e amplessi truci e crudi,  la realtà è  sempre là a ricordargli che non c'è niente di sbagliato, di ingiusto e di deplorevole, perché l’amore non è mai da condannare ma da accogliere, nonostante le circostanze e un cognome in comune.

“Posa le labbra sulle mie con una delicatezza ammaliante. «Darei tutto per te, se me lo permettessi.» Mi specchio nei suoi occhi, limpidi e determinati. «No, ti devi prendere tutto da me, dalla vita. Tutto.»”

E' una trama intensa, difficile e dolorosa che appare come un insieme di flash, che a mano a mano mettono in luce i vari punti di svolta e gli sbocchi che abilmente riescono a chiarire ogni aspetto ed evoluzione della storia non solo tra Sonia e Simone, ma anche nel suo insieme.  E’ tutto strutturato con attenzione e gli incastri, come l’evolversi dei fatti, risultano inaspettati. Non è possibile distrarsi perché il ritmo e la successione dei fatti impone e richiede attenzione. Non c'è limite al peggio nel mondo di Simone e ad ogni pagina scivoliamo sempre di più all'interno di questo personaggio che si dibatte nel fango come nella vita. E’ tre uomini in uno: Simone, Harrier e il Randagio, benché tutti accumunati dalla stessa sete di riscatto e dal bisogno di violenza come sfogo alla rabbia repressa.  Simone è il Randagio, un uomo che sfoga la propria rabbia nell'istinto e in una carnalità animalesca ed atavica. L'intero romanzo si snoda tra amplessi intensi e combattimenti feroci, dove l'anima di Simone cerca uno sbocco per tornare a volare, dopo essere rinato come la fenice che decora la sua pelle. Una lettura per alcuni versi feroce che richiede attenzione e apertura mentale non tanto per i temi trattati, per il linguaggio utilizzato e le immagini che evoca, ma soprattutto per riuscire a cogliere, attraverso la struttura complessa del racconto,  la bellezza di un'anima violata che, per quanto segnata dalla sofferenza e dall'odio, alla fine si dimostra ancora capace di risplendere. Impossibile non amare Simone e non appassionarsi alla sua storia, così come non è possibile non cogliere in Sonia la luce dei sentimenti che a dispetto di tutto, risplende nel buoi e nel grigiore delle loro vite.  Anche se…. Sonia alla sua maniera è anch’essa una sopravvissuta,  in quel mondo pieno di fuliggine e cenere, pieno di sangue e lacrime. Due anime violate che si dibattono per trovare tra di loro un equilibrio che sembra impossibile,  perché troppi sono i conti in sospeso e le incognite, che non finiscono mai.  

«O così o impazzisco, non sto scherzando. Davvero pensi di poter amare questo?» «Per sempre.» Mi accarezza la faccia. «Come il nostro tatuaggio: legati nell’infinito.»

Il linguaggio è duro, esplicito, crudo e graffiante. Ringhia come ringhia il Randagio, mentre traccia segni decisi e taglienti.  Non c’è spazio per le vie di mezzo, le indecisioni o le incertezze. Sono parole che urlano e gridano il dolore e la sofferenza.  Sono tanti segni neri che incidono in profondità il bianco intonso delle pagine, ma è una scrittura che sanguina come sanguinano i protagonisti nel corpo e nell’anima, vittime e carnefici, entrambi, divisi, insieme e in un tutt’uno, segnati indelebilmente da cicatrici che un giorno dopo l’altro, anno dopo anno, continuano a riportare quei ricordi, che ancora annebbiano la mente, riempiono i dialoghi e fott@no i pensieri, mentre sono sempre là, pronti a balzare fuori dall'ombra per mordere, dilaniare e sbranare. È un romanzo fitto di dialoghi, quasi tutti incentrati attorno a Simone e al suo modo rude, ruvido e crudo di spiegare i fatti. Ci racconta di lui con continui salti al passato per metterci al corrente di ogni situazione. I personaggi sono pochi e tutto avviene in scarni ambienti al chiuso, la stanza d'hotel, la pasticceria, la casa in cui abitavano da bambini, la palestra di Ronin. Manca quasi totalmente la componente descrittiva. L'autrice non si perde in un resoconto dettagliato dei luoghi e degli oggetti che animano le scene, se non lo stretto necessario, per incidere nella mente del lettore soltanto ciò che serve ed è finalizzato al racconto.  Non si dilunga su altro se non sulle reazioni, i volti, i gesti dei protagonisti e dei personaggi secondari.

Scatti fotografici dalle sfumature in bianco e nero o con filtri che ne sbiadiscono i colori,  rendendo tutto monocromo anche se l'unica cosa che riesce a spiccare, fendendo tutto il grigiore e il nero profondo, sono gli occhi di Sonia due lame affilate che tagliano l'aria, esattamente come bucano l'anima di Simone che davanti al suo sguardo, la forza silenziosa ed assordante che sprigionano, si sente disarmato e completamente messo a nudo. Solo lei riesce a capire tutto di lui, ciò che ha fatto e ciò che è successo, attraverso un solo sguardo, che lo scandaglia da cima a fondo incurante di tutto il resto, il caos, la confusione e le tante inutili parole. Lei vuole sincerità e Simone volente o no gliela concede, anche se vive di menzogna, perché la verità su di lui è sempre scomoda, difficile, dura e dolorosa da confessare ed accettare. Eppure lei lo fa, lo accoglie per quello che è, per ciò che può darle, anche se le lacrime spesso le rigano le guance. Ma tra loro non può essere diversamente, perché sono entrambi dipendenti l'uno dall'altro e a questo loro legame totalizzante non c'è rimedio.

“«Il Randagio è il braccio destro di Ron, è quello che ti ha mandato in ospedale e a cui dovresti stare a miglia di distanza. Harrier è il fighter, quello che vive a Las Vegas e che non se la passa poi così male.» «E Simone?» La sua espressione cambia , cede il passo a una disperazione sorda, mentre la voce diventa una preghiera a qualcuno che non so nemmeno dove sia. Si è perso troppo tempo fa. «Non è mai uscito da quella casa, da quella stanza» confesso, con un vuoto nel petto che potrebbe divorare me e anche lei, che è peggio ancora. «Simone è rimasto sul pavimento assieme alle mie ultime lacrime, quella notte.» Sono i suoi occhi a piangere anche per me.”

Non c'è romanticismo in questo romanzo, non nella concezione classica del termine, ma esiste molto altro,  un sentimentalismo intenso, grezzo anche in Simone, nostante la sua brutalità, la durezza e la crudezza dovuta al suo essere spezzato.  Lui ci prova ad esserlo, perché sa che è importante per Sonia...ma sarà veramente così? Cosa nasconde questa donna capace di trasformarsi in una maschera di gelo e in una lastra di ghiaccio imperturbabile? Il Dna non è acqua e Ronin comprende tutto. Ma chi è Ronin? Un personaggio tanto inquietante, sinistro, morboso e pericoloso, quanto intrigante, affascinante e seducente, che nel romanzo diventa uno dei personaggi chiave, che crea un perfetto contrasto con Simone mettendo in luce sfumature insolite, l’uno dell’altro. E’ a capo dell’organizzazione criminale che si occupa di droga, prostituzione, ma non solo. Randagio militava nelle sue file, come suo braccio destro, picchiatore e lottatore nei combattimenti clandestini. Ron possiede un fascino paz-ze-sco, anche se è uno psicopatico, sadico e manipolatore senza coscienza e anima. E’ un predatore pericoloso che sa mettere in atto ogni strategia per ottenere ciò che vuole, aiutato da un intuito incontenibile che gli fa capire tutto prima degli altri. Ama la musica, il sesso a tre e in pubblico. Sembra nutrire dell’affetto fraterno per il Randagio, ma considerando il soggetto, non so se posso lanciarmi in questa valutazione fin troppo normale, perché Ron non ha nulla di consueto.    

Anche questa volta Kyra Synd mi ha sorpresa, non soltanto per i contenuti, ma soprattutto per la scrittura ancora una volta completamente diversa da quella assaggiata in ogni suo precedente romanzo. E’ sempre essenziale, asciutta, cruda ma ha quel qualcosa di diverso che la differenzia e la rende nuova, insolita, singolare ed inedita. Sono sfumature, ma apportano quel quid che ha contribuito a rendere ogni aspetto della storia, ancora più intenso, crudo e rabbioso.  Il lessico utilizzato ha descritto la realtà tingendola di tinte fosche ma allo stesso tempo, così nitide, lucide e taglienti. Con un incedere sicuro ed incalzante, l’autrice è riuscita a mettere a fuoco anche ciò che umanamente, si preferisce non vedere, non sentire, ma che in questa storia rappresenta il fulcro essenziale. Carnalità e desiderio. Odio e violenza. Amore e inganno. Sconfitta e rivalsa. Devozione e abbandono.  Due lati della stessa medaglia che formano la natura controversa di un uomo e di una donna che hanno toccato l'inferno, perché l'hanno visto con i loro occhi e l’hanno assaggiato sulla loro pelle e sul loro corpo.  Ma ogni cosa e ogni persona nasconde inevitabilmente dei segreti, delle insidie e dei rebus. Il colpo di scena finale ne è la conferma, ma Simone nel suo caos, appare comunque vincente, come il funambolo che camminando sul filo della vita, cerca costantemente un equilibrio per non cadere e mostrare il fianco. Ma non tutto è come sembra e ogni cosa può avere mille sfaccettature diverse, anche inimmaginabili… Ronin lo sa, l’ha capito per primo,  ma a tutto c’è una giustificazione. Ognuno di noi è il prodotto di ciò che abbiamo vissuto e su questo non si può trascendere… anche se…  

“Il punto è questo, siamo il risultato di ciò che abbiamo vissuto e lei sa essere fredda e spietata, ben più di me. Io sono violento. «Sei sicura che non sia colpa nostra?» «Sì» replica decisa. «Al massimo, è il mondo a essere in debito.» «E tu chiedi il conto?» Mi sorride. «Certo.»”

Vi saluto e vi do appuntamento alla mia prossima recensione. Nel frattempo vi invito fortemente a leggere questo romanzo di Kyra Synd,  per provare l’ebrezza di perdere il senso dell’orientamento, ed approdare in un luogo dove l’equilibrio è sempre precario e dove il giusto e lo sbagliato si sfumano a tal punto,  da perdere ogni definizione e certezza. Nero e bianco, male e bene diventano un tutt’uno, non esiste morale ma solo accettazione,  mentre ciò che conta è soltanto la sopravvivenza.  A presto!

Cristina Pisano

Ringraziamo la CE per la copia ARC

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